All’indomani del terremoto del 28 dicembre 1908 l’ingegnere capo del Comune, Luigi Borzì, ricevette l’incarico dalla Giunta nel maggio 1909 di redigere il piano regolatore della ricostruzione. Presentato il 9 dicembre del 1909, fu approvato con i Regi Decreti del 26 giugno 1910 e del 31 dicembre 1911. Negli elaborati di studio propedeutici alla stesura definitiva del piano regolatore, conservati nell’archivio di Palazzo Zanca, Borzì immagina un monumentale sfondo scenografico della lunga via Garibaldi nella sua conclusione a nord, disegnando una piazza circolare porticata denominata “Piazza Garibaldi” (oggi, appunto,“Castronovo”) ed un’elaborata gradinata a doppia rampa che conduceva alla sovrastante strada di circonvallazione in corrispondenza di una nuova piazza semicircolare mai realizzata, cui dà il nome di “Piazza Montorsoli”.
L’esigenza di caratterizzare urbanisticamente e visivamente tale porzione di città, nasceva anche tenendo conto di quanto aveva previsto, oltre cinquant’anni prima, l’architetto messinese Leone Savoja (1814-1885). Borzì, ancora una volta, dava prova della sua profonda conoscenza dei trascorsi storici della città, del vivace dibattito architettonico che aveva alimentato, soprattutto nell’800, tutto un crogiolo di idee, proposte, progetti per portare a soluzione alcuni dei problemi strutturali di Messina. Leone Savoja che nella sua città realizzò, fra le tante opere, il celebre Gran Camposanto (1865-1872), la chiesa di Santa Chiara (1856) e il Palazzo del Priorato, poi Prefettura (1877), aveva infatti redatto un progetto mai attuato per la sistemazione della collina dell’Ogliastri, valorizzandola quale sfondo della via Ferdinanda (poi Garibaldi) con una grande cascata d’acqua e ponendola in collegamento con la strada provinciale per Palermo, attraverso le colline di Tremonti.
Non una semplice arteria di attraversamento, ma un percorso panoramico tra scenari di incomparabile bellezza sul mare e sulle colline, supporto per un futuro sviluppo della città. Nel 1952 avevano inizio i lavori per la costruzione dei quattro edifici porticati che contornano lo slargo, opera dell’architetto messinese Filippo Rovigo e per tutti gli anni Cinquanta la scarpata di fondo, oggi sistemata a villetta intitolata a Gino Prudente, fu la sede della purtroppo ormai scomparsa “Festa degli alberi”.
Nel 1957, ancora Filippo Rovigo realizzerà la bella architettura del “Teatro dei Dodicimila” con la collaborazione dello scultore e disegnatore Francesco Finocchiaro, l’unico anno che non viene allestito in piazza Municipio.
Per l’occasione, su un alto palo (in corrispondenza dell’attuale edicola di giornali), viene collocata una scultura mobile a vele ispirata alle opere dell’americano Alexander Calder, successivamente smantellata. Da questo punto di vista, esattamente dalla collinetta sistemata a villa, incredibile ma vero, Antonello ambientò la sua ultima opera prima di morire, la “Pietà con un angelo” (1475 circa) conservata al Museo del Prado di Madrid. Ancora una volta, come nelle Crocifissioni, fa da sfondo Messina rinserrata nelle mura normanne lungo il Boccetta, con a destra la Cattedrale e il suo alto campanile cuspidato e, a sinistra, il mare con parte della penisola falcata, dove si scorgono due croci del Calvario con alcune figurette di dolenti.
Nino Principato