“Corpo felice” di Dacia Maraini è un libro edito da Rizzoli a metà strada tra l’autobiografia e il saggio in cui l’autrice, vincitrice del premio Campiello con “La lunga vita di Marianna Ucria” e il premio Strega con “Buio”, affronta il proprio dolore come madre per aver perso il figlio nato prematuro e fa una riflessione profonda sulla figura della donna rivolta soprattutto agli uomini.
Dialogando con Perduto detto Perdu, il figlio nato prematuro e morto subito dopo il parto, Dacia Maraini s’immagina il figlio crescere e vivere i problemi tipici dell’adolescenza e, temendo che possa considerare la donna un mero oggetto sessuale, gli insegna come il ruolo della donna nella società sia cambiato nel corso dei secoli e come anche nei periodi più bui della storia alcune donne abbiano lottato duramente per farsi riconoscere nella loro dignità e intelligenza: come ad esempio Santa Chiara d’Assisi, la scrittrice Christine de Pizan autrice de “La città delle dame” o ancora la pittrice Artemisia Gentileschi. Partendo dalla preistoria - epoca in cui in molte società primitive vigeva il matriarcato e la donna ricopriva un ruolo decisionale di primo piano per la sua capacità generativa testimoniata dai numerosi reperti di divinità femminili dal ventre prominente – fino ad arrivare alle conquiste civili e sociali più importanti del pensiero femminista grazie all’opera di filosofe come Simone de Beauvoir, Dacia Maraini evidenzia come molti comportamenti femminili – come ad esempio la seduzione – siano frutto di una cultura maschilista e paternalista che ha segnato nel profondo la concezione di sé della donna e le relazioni tra i sessi.
Da qui parte l’esigenza di un corpo felice, un corpo fertile capace non solo di partorire figli “ma anche pensieri e desideri, progetti e sogni”. Un corpo che sappia al contempo “essere felice e dare felicità”. Alla base di tutto ciò ci deve essere un pensiero felice, vale a dire un sistema di idee e valori che venga rispettato e non denigrato. Soltanto se viene riconosciuto il bisogno di autoaffermazione delle donne ci potrà essere un sistema simbolico del corpo femminile autonomo, che non sia specchio di quello maschile. In conclusione un libro di questo genere che affronti la questione della donna nella sua totalità utilizzando un linguaggio accessibile a tutti è a mio parere quanto mai necessario, soprattutto in questi tempi di #metoo in cui le denunce di violenze e soprusi subiti da donne illustri del mondo dello spettacolo hanno messo sotto accusa questo sistema di valori paternalisti a lungo tollerato e dato per scontato.
Sebbene la condizione della donna non sia più nella stragrande maggioranza dei Paesi quella tomistica di ignobilior et vilior (più ignobile e vile) per la sua vicinanza alla natura rappresentata dal mestruo mensile e dalla gravidanza e grandi conquiste civili e sociali siano state ottenute nel Novecento, tuttavia il concetto romano vis cara puellae (la forza piace alle ragazze) è così largamente diffuso e insito da tempi immemori nel sistema di pensiero, non solo occidentale ma della civiltà umana in generale, che altrimenti non si spiega come ancora nel XXI secolo l’idea della conquista e del possesso dei corpi sia fortemente presente nelle relazioni tra i sessi, come testimoniano le cronache quotidiane di stupri e omicidi a sfondo sessuale.
In sintesi “Corpo felice” di Dacia Maraini è un libro che fa riflettere e mettere in discussione.
Roberto Cavallaro