Ida è una donna messinese trentaseienne che lavora in una radio romana per cui scrive “finte storie vere”. Nella scrittura la protagonista mette per iscritto il proprio dolore trasfigurato e i fantasmi del passato cercando una via di salvezza. Il suo è un dolore esistenziale dalle fattezze mitiche che esonda dal passato come l’acqua e da cui emerge la figura del padre. Ventitré anni fa il padre è scomparso, lasciando la moglie e la figlia completamente in balia di se stesse. Da quel momento per Ida il tempo si è fermato alle sei e sedici, l’ora della scomparsa di suo padre e che la sveglia indica perentoriamente nella casa di Messina. Come in un dramma greco il fatto tragico assume delle valenze mitiche che segnano le scelte della protagonista, in primis nella sua capacità di costruire una famiglia.
Ida è sposata con Pietro, l’unico uomo capace di ascoltarla e a cui ha voluto raccontare il suo dolore, ma non ha mai voluto avere un figlio per timore di rivivere il trauma della scomparsa. Il loro matrimonio è entrato in una fase di stallo, l’abitudine è subentrata al desiderio e così vivono “l’uno all’ombra dell’altra”.
Quando la madre invita Ida a tornare a Messina per mettere ordine ai suoi oggetti in vista della ristrutturazione della casa che vuole mettere in vendita, la protagonista si trova a fare definitivamente i conti con il suo passato. Con fatica cercherà di ricostruire il rapporto con la madre a cui ha attribuito parte della colpa della scomparsa del padre e che per anni è stato contorniato da feroci silenzi e incomprensioni reciproche. D’altra parte scoprirà che il suo trauma non è stato l’unico: anche la sua amica d’infanzia Sara ne ha avuto uno e quando Ida la incontra causalmente per strada non si capacita inizialmente del perché la sua amica gli abbia riservato un’accoglienza così fredda.
Il trauma che però più di tutti darà a Ida la forza di liberarsi dai suoi fantasmi sarà quello di Nikos, il giovane operaio dal viso sfigurato da una profonda cicatrice che col padre deve riparare il tetto dell’appartamento. L’incontro con Nikos sarà decisivo per Ida e determinerà quel processo catartico che le permetterà di far uscire il fantasma del padre di scena: un padre che le appare ripetutamente in sogno nei capitoli brevi denominati “notturni” e a volte fa la sua comparsa in città come una sorta di Colapesce dai “vestiti stracciati dalle onde e incrostati di salsedine” che attraversa il Viale Annunziata e che poi, in un secondo momento, vede immergersi nelle acque dello Stretto dal bar della Caronte.
Con una scrittura elegante, sensibile, precisa ed essenziale Nadia Terranova racconta in “Addio Fantasmi” – il suo ultimo romanzo pubblicato da Einaudi – la storia di una perdita e della capacità di superarla. Un romanzo che ripropone le tematiche dei miti classici greci in una storia moderna in cui la verità romanzesca si afferma in tutto il suo splendore, volgendo lo sguardo alla narrativa contemporanea come Natalia Ginsburg, Goliarda Sapienza e Annie Ernaux. In esso le parole come i luoghi contengono storie che scoperchiate come un vaso di Pandora si riversano lungo la trama con una forza primigenia dirompente – spesso fluida come l’acqua ma a volte rarefatta come l’aria - fatta di simboli, miti, memoria, sensi ed esistenza. Infine nel romanzo la città di Messina non fa semplicemente da sfondo, anzi luoghi come “la casa del puparo” di Maregrosso svolgono un ruolo chiave nella vicenda romanzesca.
Roberto Cavallaro