Accadde oggi... 20 Agosto

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Il 20 agosto 1901 nasce a Modica (RG) uno dei più grandi e discussi poeti italiani del '900, Salvatore Quasimodo. Esponente di rilievo dell'ermetismo, ha contribuito alla traduzione di vari componimenti dell'età classica, soprattutto liriche greche, ma anche di opere teatrali di Molière e William Shakespeare. Durante l’infanzia la sua famiglia cambia varie volte residenza, spostandosi da un lato all’altro della Sicilia orientale, perché il padre fa il capostazione. Nel 1908, il catastrofico terremoto di Messina, cambia la vita del futuro poeta: al padre, infatti, è dato incarico di riorganizzare la stazione: non c’erano ancora i container e quindi i vagoni fungevano da abitazioni.

A Messina, Quasimodo si diploma all’Istituto Tecnico e comincia a pubblicare poesie su alcune riviste simboliste locali. Nel 1919 si trasferisce a Roma, per studiare ingegneria. Frequenta anche corsi di Latino e Greco. Lavora come disegnatore tecnico, magazziniere, geometra. Nel 1926, per lavoro, si sposta a Reggio Calabria. Le aspirazioni letterarie si facevano sempre più presenti ma la costrizione del lavoro lo allontanava dalle sue passioni. A Reggio, però, ritrova fiducia e slancio grazie al giurista e letterato Salvatore Pugliatti, che lo spinge a riprendere i versi scritti durante il periodo romano, e a lavorarci sopra. Nasce in questo modo la prima edizione delle poesie di Acqua e terre.    

Nel 1929 lo scrittore Elio Vittorini, suo cognato, lo invita a Firenze; è l’occasione per farsi conoscere e sulla rivista «Solaria», il poeta siciliano pubblica Acque e terre (Firenze, 1930); la critica saluta la nascita di un nuovo poeta.

Nel 1934 si trasferisce a Milano dove lavora nel settore editoriale come segretario di Cesare Zavattini. Scrive Erato e Apollion, con la prefazione di Sergio Solmi: si conclude la fase ermetica della sua poesia: è una celebrazione di Apollo, dio del sole e protettore delle Muse, e di Ulisse, l’esule per eccellenza.

La passione per il mondo greco fece nascere in lui una grande affinità con i poeti greci L'affinità con i poeti greci come Saffo, Alceo, Anacreonte. Soprattutto, a colpirlo, è la loro facilità espressiva e il loro rapporto poetico con la vita: la loro immediatezza, la suggestione delle loro parole, frutto non di una approssimativa spontaneità, ma di una ricerca ostinata e profonda. In fondo stavano collimando alcuni aspetti della ricerca ermetica di Quasimodo con l’antico respiro poetico della Grecia classica. Così, nel 1940, pubblica un’antologia dei lirici greci, in una sua personale traduzione, forse più una riscrittura.

Nel 1941 Quasimodo ricevette la cattedra di Italiano al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, insegnamento che terrà fino all’anno della sua morte.

Nel 1942 uscì la raccolta Ed è subito sera, che è una sintesi antologica oltre che un bilancio del primo decennio della sua produzione poetica: fu un best seller, cosa rarissima per la poesia.

La seconda guerra mondiale rappresenta un punto di svolta. La raccolta Giorno dopo giorno, del 1947, segna un netto cambiamento stilistico: la poesia si fa più impegnata, attenta alla società.

Nel 1959, Quasimodo, quasi a sorpresa, imponendosi su poeti ritenuti più illustri, riceve il premio Nobel, «per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi», (motivazione del premio Nobel). Il geometra, l’ingegnere mancato, aveva vinto il premio più prestigioso per uno scrittore. Eppure questo premio, ritenuto immeritato da molti, sospese il giudizio critico sul poeta, che venne lentamente oscurato fino ad essere eclissato dalla triade Saba, Montale, Ungaretti. L’ultima raccolta è Dare e avere (1966). Due anni dopo, nel 1968, fu colto da un malore mentre si trovava ad Amalfi e morì sull’auto che lo portava d’urgenza a Napoli. È un poeta la cui grandezza è sempre oggetto di discussione, ma che tuttavia la critica negli ultimi anni ha cercato sempre più di riabilitare e di ricollocare la sua opera nella giusta dimensione.