Venti anni fa Messina perdeva uno dei suoi personaggi più rappresentativi che, forse meglio di qualunque altro, ha caratterizzato l’immagine e il costume della città attraverso le sue realizzazioni artistiche: lo scultore e disegnatore Francesco Finocchiaro. Un autentico messinese che alla propria terra ha dedicato ogni energia, tutta la sua straordinaria “verve” creativa e che la città ha presto dimenticato.
Francesco Finocchiaro, sin da ragazzo, dimostrò una precoce attitudine al disegno e alla scultura, e, dal 1934, frequentò assiduamente lo studio dello scultore messinese Antonio Bonfiglio nel glorioso istituto “Cappellini” (oggi Liceo Scientifico “Archimede” al Boccetta). Dalla fine degli anni Trenta in poi, non ci fu manifestazione artistica e culturale – a Messina – che non lo vide impegnato in prima linea. Protagonista dotato d’inesauribile vena creativa e grande versatilità nel campo della pittura, della scultura, della caricatura e della grafica pubblicitaria. Le sue opere e i suoi bozzetti varcano i confini locali per affermarsi ovunque in Italia con premi, segnalazioni e incarichi per la realizzazione (specialmente la cartellonistica pubblicitaria) e, il suo tratto inconfondibile, lo stile personalissimo scevro da inutili fronzoli e le felici intuizioni grafiche, saranno destinati a caratterizzare un’epoca.
Nel 1944-46 troviamo Francesco Finocchiaro ideatore e disegnatore di giocattoli e soprammobili in autarchico legno dalla linea originalissima e avveniristica, per conto della “Ical” (Industria costruzioni artistiche in legno) di Messina, che rifornisce i negozi di tutta Italia. Profondo conoscitore dell’animo bambino in tutte le sue più sottili sfumature (come lo fu il grande illustratore del “Corriere dei Piccoli”, Antonio Rubino), Finocchiaro crea dei piccoli capolavori d’arte e di genuina poesia che, ancora oggi, destano lo stupore e la meraviglia in chi ha la fortuna di possederne qualcuno.
Gli anni Quaranta sono anche gli anni del continuo impegno con la società pubblicitaria messinese “Catri”, per la quale Finocchiaro realizza una notevole mole d’illustrazioni per manifesti, locandine, libri, depliant, pubblicità (epocale è l’immagine grafica del negozio di articoli musicali “Melluso” in via dei Mille, ancora esistente, con la “u” del nome che diventa una nota musicale). Ed è proprio fra le pagine del periodico “Notizie Catri” che, alla fine degli anni Quaranta, fa la prima apparizione una sua simpatica e svanita creatura: “Metardo”. Parente prossimo dell’eponimo Giufà della tradizione siciliana, Metardo (il nome deriva dalla storpiatura di Medardo, per significare quanto il personaggio fosse “tardo” di comprendonio) vive le sue storie di “straordinaria follia” racchiuse in strisce verticali, che in poco tempo diventeranno famose e proverbiali nella Messina del tempo.
Dagli anni Cinquanta ai Settanta, Finocchiaro collabora con un folto stuolo d’ingegneri e architetti messinesi, realizzando disegni progettuali, prospettive, plastici. Nel 1957, ad esempio, nell’ambito delle manifestazioni per l’”Agosto Messinese”, la scarpata e parte di piazza Castronovo furono utilizzate per allestire il celebre “Teatro dei Dodicimila”, su progetto dell’architetto Filippo Rovigo. Il prospetto sulla piazza fu realizzato secondo un’idea di Finocchiaro, che eseguì anche il plastico dell’intero complesso e la grande scultura mobile a tre vele sistemata su un alto palo che svettava nella piazza.
Con Rovigo, Finocchiaro collabora anche alla progettazione del mitico “Lido e Albergo di Mortelle” e, non c’è edificio di quel periodo che non rechi la sua firma, nei bassorilievi scultorei o nei pannelli decorativi a mosaico di facciate e androni. Le principali manifestazioni messinesi, la Fiera, l’”Agosto Messinese” e il “Carnevale Messinese”, per diversi anni recano nella loro immagine grafica e pubblicitaria la firma di Francesco Finocchiaro: manifesti e depliant della Fiera negli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta; il simbolo stesso della Fiera di Messina, il cerchio alato con le iniziali “f” ed “m”, valido nella sua sintesi grafica ancora oggi; i manifesti, carri allegorici e floreali per il “Carnevale Messinese”; la ballerina in costume siciliano col tamburello e la gonna svolazzante, decorata da diversi esempi d’arte e tradizione folcloristica e religiosa cittadina, simbolo dell’”Agosto Messinese” ed immagine parlante della città in un periodo felice che ricordiamo con nostalgia.
Restauratore sensibile e competente (la fontana di Gennaro nel corso Cavour, la fontana “Brugnani” all’interno della Fiera, il medaglione col busto del vicerè De Laviefuille in via Primo Settembre dirimpetto alla Dogana, oggi al Museo, ecc.), Finocchiaro eccelleva nella scultura e citiamo a titolo di esempio fra tutte le sue opere, quella che adorna il piazzale superiore dell’Ospedale “Regina Margherita”. Vicende, fatti, avvenimenti messinesi sono passati per le mani di Francesco Finocchiaro cui la città dovrebbe, come minimo, dedicare una doverosa mostra retrospettiva e una via cittadina: un uomo che è riuscito a rimanere giovane, sempre sulla breccia, sempre nuovo e mai ripetitivo, un onesto e genuino artista, amante del proprio lavoro che ha segnato un’epoca nella storia artistica della nostra città.
Nino Principato