Forse è una pera, forse l’interno di un corpo danzante. Campiture cromatiche ultra piatte e contrasti acidi, secondo lo stile di Mantilla, creano questa immagine straniante dalla tensione insieme organica e astratta.
Al centro della “pera” un sorta di feto, una delicata forma ripiegata che allude alle possibilità di sviluppo, alla ricchezza in potenza forse del pensiero, forse dell’arte. Mantilla lavora da anni a questo tema insieme al suo lavoro sulle figure femminili. C’è nella sua poetica, naturalmente, un aspetto psicologico personale e uno più propriamente filosofico. Mantilla mi ha più volte spiegato il suo pensiero sulla donna come vera artista in quanto vera creatrice, poiché capace di dare la vita. L’artista sostiene quindi che il pittore sia in qualche modo incinto della sua opera, che contenga anche egli un principio fecondativo in grado di creare nuove creature: le opere d’arte.
Spero di non travisare con questa mia spiegazione il senso delle sue parole, e anche quanto tempo fa egli mi aveva detto intorno alla pera, al frutto caduto dall’albero quale metafora della nostra esistenza e del suo inesorabile ciclico nascere, crescere, deperire e nuovamente rinascere. L’arte di Mantilla è inscindibile dal peculiare universo filosofico dell’artista, spesso le sue parole aiutano lo spettatore a penetrare il suo fantasmagorico mondo, tuttavia egli preferisce specialmente lasciarci di fronte alle sue opere fecondate dal suo segreto.
Mosè Previti