Il Palazzo della provincia di Messina - tra storia e architettura

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Nel Corso Cavour al numero civico 1999, prima del terremoto del 1908, erano ubicati gli Uffici dell'Amministrazione Provinciale: l'Archivio, il Consiglio, la Deputazione e l'Ufficio Tecnico. Il palazzo che li ospitava era quello della Prefettura (l'antica "Casa Professa" dei Gesuiti) a pochi passi dalla piazza della Concezione, dove si innalzava la stele piramidale con la statua della Vergine Immacolata opera di Giuseppe Buceti, inaugurata nel 1757 (la cosiddetta "Immacolata di marmo", ricollocata dopo il sisma nell'attuale sito a fianco della Cattedrale).

Di questo palazzo, così riferiva la Guida del Municipio "Messina e dintorni", stampata nel 1902: "Assai ampio e ben decorato è lo scalone costruito nel 1901, su disegno dell'Ing. Alessandro Giunta dell'Ufficio Tecnico Provinciale. I gradini sono di pietra di Novara-Sicilia, i balaustri di marmo bianco. La soffitta, grandiosa e ricca di ornati e di luce, costruita col sistema Hennebique in cemento armato, è stata decorata di stucchi dallo artista Antonino Saccà. In questo palazzo hanno sede i vari uffici dell’Amministrazione Provinciale, la Prefettura, il Provveditorato agli Studi, le varie commissioni governative e provinciali, la Giunta provinciale amministrativa, la Questura, ed una sezione dell’Archivio Provinciale di Stato, stabilito con la legge 1° agosto 1843".

Dal 1818 e fino al 1860, uffici ed abitazione dell'Intendente del "Vallo di Messina" (in seguito denominato "provincia di Messina") si trovavano in una parte del Palazzo di Città inglobati nella "Palazzata" sorta sull'ansa portuale, a partire dal 1803, su progetto dell'abate-architetto messinese Giacomo Minutoli. Dopo l'Unità d'Italia, soppressa formalmente l'Intendenza del "Vallo di Messina", la sede del Consiglio Provinciale e della Prefettura veniva ubicata nella cinquecentesca Casa Professa dei Gesuiti che sorgeva sulla stessa area dove, dopo il terremoto del 1908, sarà edificato l'attuale palazzo della Provincia nel Corso Cavour.

La prima sede, nel Palazzo Municipale o "Senatorio", era certamente di grande prestigio. Si trattava, infatti, di un'opera architettonica con la quale Giacomo Minutoli aveva introdotto a Messina il linguaggio compositivo neo-cinquecentesco che, nel tardo '700, aveva avuto per protagonista di spicco Carlo Marchionni. Un edificio alto poco più di 20 metri e rivestito in marmo grigio di Bauso, marmo violaceo di Taormina e pietra da taglio calcarea di Siracusa, che occupava il centro di tutto il sistema architettonico della "Palazzata". Caratteristica particolare era il piano terreno bugnato e i piani superiori uniti da un solo ordine di colonne: tema frequente, questo, dal Cinquecento nell'architettura italiana e da qui diffusosi in Inghilterra attraverso l'architetto Inigo Jones, al principio del '600.

La Casa Professa dei Gesuiti, seconda sede dell'Ente provinciale, era stata fondata nel 1547 e qui era stato attivato il Collegio Gesuitico, prima della definitiva ubicazione nei locali dell'Ateneo. Ad essa era aggregata la monumentale chiesa di "S. Nicolò al Corso", progettata dall'architetto carrarese Andrea Calamech e, nei secoli XVII e XVIII, arricchita di decorazioni a stucco e rivestimenti in commesso marmoreo policromo. In seguito alla confisca fatta ai Gesuiti nel 1767, la Casa subì notevoli modifiche per essere destinata a diversi uffici pubblici. Dopo il disastro del 1908, che riduceva in macerie il vecchio Palazzo della Provincia nella ex Casa Professa al Corso Cavour, la Deputazione Provinciale, composta dai pochi superstiti al terremoto, si riunì il 7 gennaio del 1909 sotto la tettoia della stazione ferroviaria.

Quel giorno i deputati Ludovico Fulci e Giuseppe De Felice, insieme agli altri sopravvissuti, gettavano le basi per la ricostruzione di Messina. L'ordine del giorno che venne sottoscritto ribadiva, con tono solenne da proclama: "I cittadini di Messina scampati all'immane disastro e qui presenti, nonché i consiglieri provinciali superstiti, il sen. Durante, gli on. Pantano, Faranda, De Felice, Micheli, Orlando, Casciani, Buccelli, Fulci Ludovico riuniti sulle rovine della città, incoraggiati dalle universali e commoventi prove di solidarietà umana, affermano essere un dovere storico e nazionale il risorgimento di Messina". Nella Messina effimera del Piano dei baraccamenti redatto subito dopo dall'ing. Riccardo Simonetti, il 25 gennaio 1909, a partire dall'aprile dello stesso anno gli uffici della Provincia trovavano sede in una baracca a due piani nel Piano della Mosella (dove oggi si trova l'edificio dell'Istituto Tecnico Industriale "Verona-Trento") e qui si svolgeranno le sedute del Consiglio provinciale fino al 14 agosto 1918.

Con la redazione del Piano regolatore della ricostruzione, progettato dall'Ingegnere Capo del Comune Luigi Borzì e consegnato al Municipio il 9 dicembre del 1909, veniva individuata la nuova e definitiva area dove fabbricare il Palazzo della Provincia. Il 1° marzo 1915 fu posta la prima pietra e tre anni dopo, nel 1918, l'edificio fu ufficialmente inaugurato. A progettarlo era stato l'Ingegnere Capo dell'Ufficio Tecnico Provinciale, Alessandro Giunta, e, realizzato dall'impresa Setti e Basile su un'area di 7514 metri quadrati. Il 30 novembre 1918 si tenne la prima riunione del Consiglio Provinciale, sotto la presidenza dell'on. Ludovico Fulci.

Si trattava della seconda stesura di un progetto che Giunta aveva elaborato nel 1912 e che prevedeva, fra l'altro, "Due grandi bassorilievi in marmo rappresentanti: uno il Commercio e l'altro l'Agricoltura... " che avrebbero dovuto decorare i fregi dei due prospetti angolari sul Corso Cavour. Nella definitiva realizzazione, venne poi approntato un altro progetto completamente differente dal primo. In stile eclettico neoclassico con citazioni rinascimentali nelle belle e proporzionate finestre a "serliana" del secondo ordine, prospettanti sulla circolare piazza Antonello, l'edificio realizzato venne impostato su un elegante portico, obbligo, quest'ultimo, anche per gli altri tre palazzi che contornavano la piazza: quello delle Poste, Telegrafi e Telefoni; del Municipio e della Galleria Vittorio Emanuele III. Zoccolature perimetrali e gradinate esterne vennero rivestite in pietra di Trapani, e, gli elaborati cancelli in ferro battuto, furono eseguiti dal messinese La Spada.

Il palazzo si caratterizzava per la vasta aula consiliare della superficie di 220 metri quadri e un'altezza di 10 metri, illuminata dall'alto mediante scomparti a cassettoni con velari ornamentali di vetri policromi. Le pareti erano state decorate da D'Arrigo e Ettore Lovetti, con stucchi lucidi ad imitazione del marmo e ispirati allo stile rinascimentale italiano. Lo scultore messinese Scarfì aveva modellato le splendide cariatidi a torso femminile sotto il soffitto e, sopra le grandi vetrate, erano stati applicati pannelli dipinti con fregi e figurazioni eseguite dal pittore Gaetano Corsini e dai decoratori Francesco Di Stefano e Bonsignore. Agli inizi degli anni '60, una disinvolta e radicale ristrutturazione di quest'aula, su progetto dell'ing. Napoleone Cutrufelli portò, purtroppo, alla sistematica distruzione di tutto quest'irripetibile patrimonio d'arte e cultura.

Nino Principato