Giuseppe Brancato - Anemia

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Giuseppe Brancato sceglie l’ematologia, lo studio del sangue, del fluido che ci tiene in vita. Il tema gli permette di svincolare il colore che, assolutamente libero di circolare sulla superficie della tela, crea forme geometriche astratte o biomorfe espandendosi in macchie, ondulazioni, diluizioni e stratificazioni sottili di acrilici e pastelli.

La struttura astratta del quadro ci rimanda la cartografia di un apparato circolatorio di cui il colore è l’essenza giocando, l’autore, su una tavolozza ridotta di rossi, neri e verdi che si dispiegano in diluizioni liquide o in ammassi cromatici che finiscono per arrestarsi contro il bianco, limite e, al contempo, rappresentazione della patologia. Il bianco si diffonde sul corpo-tela minacciando di riassorbire e annullare in sé le forme e le forze del vivente. La sua istanza luminosa delinea e apre una terza dimensione nel quadro che rivela il suo abisso d’ immobilità, barriera, muro contro il quale il fluire del rosso, delle piccole cellule globulari, si arresta: esso sembrerebbe sottolineare la bianchezza senza fine dell’immoto, la percezione acuta dell’assenza o della sospensione della vita, il muro di immobilità contro il quale si infrange il turbinio caotico e molteplice, caldo e disordinato delle relazioni nel vivente, l’energia delle vibrazioni colorate in scorrimento attraverso il corpo-tela.

Brancato ci pone di fronte all’apparato circolatorio di un organismo nella sua distribuzione continua di sangue attraverso le arterie, le vene, i capillari, i vasi sanguigni il cui reticolo viene omesso metonimicamente. Sono scorrimenti, passaggi continui in linee di colore, macchie, in alcuni casi coaguli o addensamenti di pigmenti colorati, poi linee di attraversamento, passaggi continui in alternanze di rossi, neri (la patologia che conduce alla fine) o verdi (la speranza che i globuli rossi tornino a crescere) e, dal pulsare del colore attraverso i centri vitali della tela, si segue la sua distribuzione capillare in venature, filamenti e fluidi carichi di energia.

Mariateresa Zagone