Tra i più grandi poeti di tutti i tempi c’è un poeta soldato che più di ogni altro ha magnificato l’amore in tutte le sue forme e che con le sue raccolte poetiche ha rivoluzionato la poesia del Novecento. Il suo nome è Guillaume Apollinaire e con le opere Alcools (1913) e Calligrammi (1918) è riuscito, grazie anche all’amicizia con Pablo Picasso, a diventare – come lui stesso dichiara in una lettera - un pittore della parola.
Apollinaire fu in realtà molto più di un poeta capace con i suoi calligrammi di creare immagini incredibili come un piccione e il getto d’acqua di una fontana racchiusi in unica pagina. Fu un artista totale capace di rinnovare senza rompere con la tradizione letteraria, non solo europea ma mondiale. Amico di Marinetti non fu mai un vero futurista e lo si comprende dalla sua capacità di creare parole nuove la cui linfa risiede nel passato di cui si nutre. Ad esempio a lui si deve la parola pihis, che è un uccello immaginario proveniente dalla Cina che essendo dotato di una sola ala ha bisogno di una compagna per volare. O ancora fu sempre Apollinaire che coniò il termine surrealismo molto prima di Breton, per definire la sua opera teatrale Le Mammelle di Tiresia (1917) come un “dramma surrealista”.
Apollinaire è noto anche per essere stato un grande amatore e tutte le sue raccolte poetiche contengono delle poesie d’amore particolarmente riuscite.
Passigli con la sua collana di Poesia, fondata dal compianto Mario Luzi, ha pubblicato le più belle poesie d’amore dell’autore francese di origini italiane grazie alla curatela e alla traduzione di Fabio Scotto.
Tra le poesie inserite merita di essere menzionata la famosissima Il Pont Mirabeau contenuta in Alcools e dedicata alla pittrice Marie Laurencin, la cui struttura ritmica richiama la chanson de toile del XIII secolo Gaieté et Oriour ed è anche un calligramma, poiché riproduce un ponte sotto il quale scorre l’acqua del fiume indicata dal ritornello “Venga la notte suoni l’ora/I giorni vanno io sto qui ancora”, che esalta l’amore per la vita e afferma che in una storia d’amore non bisogna indugiare nella nostalgia ma desiderare di restare e andare avanti ricordando ciò che di bello c’è stato.
Altre poesie di notevole interesse sono quelle che avrebbero dovuto far parte di Ombre de mon amour, opera dedicata alla contessa Louise (detta Lou) de Coligny-Châtillon di cui Apollinaire fu uno dei molteplici amanti. Il poeta fu però ossessionato da questa donna e nei primi anni del conflitto mondiale le inviò una serie di lettere, in Italia pubblicate da L’Orma Editore, accompagnate da poesie ricolme di una sensualità dal forte erotismo.
Molto belle sono infine le poesie d’amore estratte da Calligrammi, come ad esempio Il canto d’amore. In questa poesia dedicata a Madeleine Pagés, insegnante del liceo di Orano con cui Apollinaire si fidanzò ufficialmente nel 1916 alla fine della tormentata storia d’amore con Lou, l’amore viene cantato come una sinfonia la cui armonia rinvia tanto al mito (Giasone, Memnone, le Sabine) quanto alla natura (i gridi d’amore dei grandi felini della giungla, la linfa delle piante tropicali o le onde del mare da cui scaturiscono la vita e la bellezza) e alla guerra di trincea che il poeta sta vivendo sul campo e di cui quest’anno ricorre il centenario della sua conclusione. Sì, perché anche in quella guerra terribile che ha decretato la fine di Imperi secolari si è concretizzato “il terribile amore dei popoli” che non è così diverso per l’autore dallo “schiocco dei perduti baci degli amanti celebri”.
Se per San Valentino volete regalare una raccolta di poesie che descriva l’amore nella sua complessità, che sia tenero e passionale oppure ideale e sensuale, allora questo è il libro che fa per voi.