La dieta mediterranea è un mito moderno, probabilmente. Il fatto è che funziona. Qualcosa di antichissimo lega uomini, paesaggio, vita e arte in un continuum indistinguibile, secondo declinazioni diverse ma in tutti i punti bagnati dal nostro mare.
Il paesaggio però non si contempla soltanto, il paesaggio si mangia. O almeno, si mangiava per mare e per terra specialmente a queste latitudini. Il paesaggio nutre l’occhio ma anche lo stomaco e i due organi sono straordinariamente sensibili e, se ben nutriti, accendono la nostra mente, migliorano la nostra capacità di connetterci e di essere attivi nel mondo. I colori di Togo si distendono in campiture cromatiche esuberanti di energia e della vibrazione del segno. Forse una spiaggia, forse un’oasi tra mezzogiorno infuocato d’estate e la notte dei berberi. Banane e ananas, frutti tipici dell’estate appaiono nello spazio astratto della tela come immagini pubblicitarie.
Una sorta di natura morta più paesaggio, una variazione sui temi con cui l’artista seduce da anni il suo pubblico. I frutti qui sono un richiamo al beneficio freschissimo delle vitamine e al sapore esotico ed erotico della polpa fresca nell’arsura della bella stagione. Una visione poetica che tocca l’occhio dello spettatore con una piccola scarica di nuova ininterrotta forza vitale, una forza che vibra nei contorni dei frutti e nella loro connessione con quel mondo sgargiante e positivo che l’arte di Togo continua a raccontare instancabilmente.
Mosè Previti