Tra le ultime uscite editoriali merita particolare attenzione la collana “Piccole donne, grandi sogni” della Fabbri Editori. La collana presenta storie illustrate per bambine sulle donne che hanno segnato la storia dell’arte, della scienza e della tecnica, del costume e della cultura in generale: come Frida Kahlo, Amelia Earhart, Coco Chanel e Agatha Christie.Con questa collana la casa editrice si pone lo scopo di insegnare alle bambine di coltivare i propri sogni fin dalla più giovane età e che con l’impegno e la perseveranza niente è impossibile. Così scopriamo, ad esempio, attraverso la vita di Frida Kahlo, le difficoltà che la famosa pittrice messicana ha dovuto affrontare per far sì che le fossero riconosciuti i suoi meriti artistici.
Nata nel 1907 a Coyoacán, un paese in provincia di Città del Messico, Frida fu colpita all’età di sei anni da poliomielite. In realtà si trattò di spina bifida. La Fabbri riporta erroneamente nella biografia posta a conclusione della storia illustrata che l’artista ebbe la polio. In effetti la famiglia e le persone attorno scambiarono la malattia sopracitata, ma studi approfonditi hanno dimostrato che Frida soffrì di spina bifida. Sulla malattia possiamo però affermare che la Fabbri si salva in calcio d’angolo, dichiarando nella storia che la pittrice ebbe una malattia che le causò una gamba più magra dell’altra. É vero che Frida Kahlo soffrì di questa malformazione fisica, che le comportò non pochi problemi in età scolare. Come emerge da una delle illustrazioni la giovane Frida fu vittima di bullismo, ma la discriminazione sociale unita al dolore fisico la indurranno a non lasciarsi abbattere ed andare dritto per la propria strada.
Della necessità di dover utilizzare gli stivaletti per i propri problemi di salute Frida non ne fece un dramma ma un segno identitario, indossando abiti tipicamente mascolini ed adottando un atteggiamento virile. Terminati gli studi superiori Frida sogna di diventare medico e si iscrive alla Escuela Nacional Preparatoria. Qui entra a far parte dei Los Cachuchas (i berretti), un gruppo culturale studentesco di tendenze nazional-socialiste così chiamato per l’abitudine di indossare cappelli durante le loro attività. Di questa fase della vita di Frida troviamo un cenno nell’illustrazione in cui la futura pittrice è in posa fotografica con la famiglia al completo. Dall’immagine descritta si evince come la nostra protagonista voglia distinguersi per il vestiario e la posa tenuta dal resto delle figure femminili della famiglia.Le illustrazioni successive invece si soffermano sull’incidente del 17 settembre 1925, data in cui Frida rimase vittima di un incidente d’autobus che le procurò diverse fratture e ferite dolorose, e sui primi approcci artistici. In questo periodo realizza dapprima disegni dei suoi piedi e poi degli autoritratti, avvalendosi dell’aiuto di uno specchio poiché ancora non era in grado di alzarsi.
Dopodiché il libro si sofferma sull’incontro artistico e in seguito sentimentale tra Frida Kahlo e Diego Rivera, il messaggio che la pittrice ha inteso esprimere attraverso la sua opera, il successo dell’esposizione a New York; per poi concludere con la morte, che io definirei “gloriosa”, in occasione della mostra a lei dedicata, a Citta del Messico, e la figura esemplare che è stata e continua ad essere per le donne di oggi.
In conclusione, nonostante l’opera abbia alcune lacune biografiche, ritengo che sia nel suo complesso ammirevole per l’intento educativo, la scorrevolezza della storia e la dolcezza delle illustrazioni. Per chi poi è attento come me a ogni dettaglio, non bisogna sottovalutare la bellezza dei risguardi raffiguranti la polpa dell’anguria. In sintesi, “Frida Kahlo. Piccole donne, grandi sogni” è una storia adatta per avvicinare le bambine alla lettura e ad insegnarle ad aver cura dei propri sogni.