Domenica 3 Dicembre si è tenuto il centosessantesimo anniversario della nascita di Joseph Conrad, scrittore polacco naturalizzato inglese che è vissuto tra la seconda metà dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento.
JOSEPH CONRAD
Nato a Berdiĉev nel 1857 Conrad (il cui vero nome è Józef Teodor Konrad Naleçz Korzeniowski) ben presto si vede privare delle figure genitoriali. Il padre Apollo è un nobile terriero con la passione per la scrittura e la traduzione di opere dal francese, l’inglese e il tedesco.
Militante nel movimento irredentista polacco viene arrestato dalla polizia segreta zarista e inviato al confino in Siberia. La moglie, Evelina Bobwroska, ottiene in seguito la possibilità di raggiungere il marito con il figlioletto, ma spossata dal clima rigido siberiano e dalle pessime condizioni di vita va incontro alla morte nel 1865. Nel 1867 il padre del giovane Joseph ottiene la libertà condizionata, il suo fisico è però profondamente segnato e nel giro di breve tempo va incontro alla morte a Cracovia.
Conrad viene affidato allo zio materno e qui continua a leggere quei romanzi, libri di avventura e di storia in polacco e in francese che tanto l’avevano affascinato nella biblioteca paterna. All’età di diciassette anni in Conrad nasce il desiderio di andare per mare. Lo zio fortemente contrariato cerca di dissuaderlo, ma pur di evitargli la leva nell’esercito zarista decide di inviarlo a Marsiglia in compagnia di un tutore. Inizia così l’avventura nella Marina di Joseph Conrad che lo porterà a viaggiare in giro per il mondo dapprima per conto della marina mercantile francese e in seguito per la marina britannica. In questi anni navigherà in quei mari che caratterizzeranno le sue future opere narrative: come l’arcipelago malese, il mar cinese e il fiume Congo. In particolare bisogna ricordare la missione che Conrad dovette portare a termine nel 1890 e che è alla base della vicenda narrata in Cuore di tenebra, il capolavoro per cui è maggiormente ricordato.
In quell’anno Conrad era ufficiale del battello a vapore belga Rois de Belges e gli era stato assegnato il compito di risalire il fiume Congo per recuperare un agente coloniale ammalato, i cui metodi efferati nei confronti degli indigeni avevano allarmato la compagnia. Da quel che si evince in questa storia l’uomo descritto ricorda molto il commerciante d’avorio Kurtz che il marinaio Marlow – protagonista di altre opere di Conrad e che fa la sua prima apparizione nel 1898 nel racconto Giovinezza – deve raggiungere per consegnarlo alla compagnia mercantile per cui lavora.
In seguito all’esperienza nell’Africa equatoriale Conrad continuerà l’attività di marinaio ancora per qualche anno finché il successo del primo romanzo, La follia di Almayer, pubblicato nel 1894, e l’incoraggiamento da parte di alcuni scrittori, lo indurranno – dopo essersi sposato con una dattilografa inglese – a dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Con i romanzi Lord Jim (1900), Cuore di tenebra (1902) e Nostromo (1904) e racconti dal calibro di Tifone (1903) Conrad rivoluzionerà, al pari dell’amico scrittore Henry James, il genere romanzesco introducendo le tecniche narrative del racconto nel racconto e del flusso di coscienza, che segneranno nel profondo la scrittura della prima metà del Novecento.
IL NEGRO DEL NARCISSUS
L’opera su cui tuttavia vorrei soffermarmi è il suo terzo romanzo: Il Negro del Narcissus. Molto importante è l’edizione della casa editrice Mursia che, attraverso la curatela e la traduzione del fondatore Ugo Mursia, ha pubblicato tutte le opere del famoso scrittore inserendole nell’apposita collana “Conradiana”. Il romanzo narra dell’epopea del Narcissus, una nave battente bandiera inglese che prende il largo da Bombay per fare ritorno a Londra. Tra i membri dell’equipaggio vi sono il negro James Wait (il protagonista), lo sconosciuto che lascia sconcertati i compagni per la sua ambiguità, e l’antagonista Donkin, un marinaio improvvisato senza vocazione per questo arduo mestiere, dal temperamento ribelle e che pensa solo al proprio tornaconto. Tra i due non scorre buon sangue e proprio quando il Narcissus esce dalla bonaccia e si trova a dover affrontare la tempesta a largo del Capo di Buona Speranza i due hanno un primo scontro. Durante la burrasca Wait avverte i primi sintomi della tisi, contratta poco prima dell’imbarco, e i marinai più empatici e solidali – tra cui l’io-narrante - intervengono per salvargli la vita e impedirgli l’annegamento. Tra i personaggi indifferenti alla sofferenza dell’uomo di colore vi sono il sopracitato Donkin e il capitano Alitsoun. Quando torna la bonaccia Wait e Donkin hanno un ultimo scontro a cui segue la morte inevitabile del primo, causata dalla malattia che lo tormentava dall’inizio del viaggio, e lo sbarco della nave a Londra.
Del protagonista di questo romanzo colpiscono l’ambiguità e l’incertezza che lo contraddistinguono e con cui tutti i membri dell’equipaggio si trovano a dover fare i conti. Di Wait non si capisce all’inizio se stia simulando la malattia per sfuggire alla fatiche del lavoro marinaresco o se sia realmente malato. Inoltre se da un lato cerca in tutti i modi di convincere i propri compagni delle sue pessime condizioni di salute, ricattandoli e tiranneggiandoli, dall’altro rifiuta nel suo intimo la propria condizione e si illude di potersi sottrarre alla morte che avanza. Malgrado tutto il suo destino è segnato e l’autoinganno che gli annebbia la mente non lo salverà dall’inevitabile. Quando il negro verrà gettato in mare avvolto in un velaio soltanto Belfast, uno dei marinai, piangerà la morte del defunto. La maggior parte dell’equipaggio – tra cui Donkin e il capitano Alitsoun – prova invece la più totale indifferenza ed è lieta di privarsi della compagnia di un simile portatore di morte.
Il negro del Narciso può essere considerata a tutti gli effetti la prima grande prova narrativa di Conrad. Nonostante la trama semplice e lineare – ben lontana dalle tecniche narrative sopracitate che consacreranno Conrad come scrittore di tutto rispetto – il romanzo presenta quello stile capace di miscelare la forza visiva dell’impressionismo alla descrizione precisa e il più possibile oggettiva del realismo. Inoltre in questo romanzo rintracciamo i caratteri precipui delle opere conradiane successive: esaltazione dell’epica dell’austera servitù del mare e dei valori ideali che devono porre un freno al declino morale dell’uomo e che fanno da argine allo scetticismo dello scrittore di origini polacche. Per austera servitù del mare Conrad intende la celebrazione della piccola epica avente ad oggetto uomini comuni dal cuore semplice, ignoranti della vita ma capaci di emergere nei momenti di difficoltà mostrando valori ideali quali la solidarietà, la lealtà, la fedeltà, il senso di responsabilità e l’abnegazione nel lavoro. Soltanto questi valori possono salvare l’uomo dalla solitudine e dal male.
Con quest’opera Conrad riesce a scalfire quello stile verboso e ridondante che tanto gli criticava H.G. Wells e riesce a trovare le mot juste flaubertiana capace di svelare il senso enigmatico e misterioso del mondo; l’espressione sensuosa che faccia vedere e dia alle impressioni della realtà esterna una verità tangibile, evidente, multiforme e complessa come, di fatto, è per Conrad la realtà stessa.