1 Dicembre - Giornata Mondiale contro l'AIDS

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(REPUBBLICA SALUTE): Colpisce ancora. E lo fa oggi, spesso, attraverso rapporti sessuali non protetti. Da malattia mortale è passata, negli ultimi 20 anni,  a patologia cronica grazie ai farmaci, ma l’Hiv resta un virus aggressivo. E a parlare sono i dati. Lo scorso anno i casi segnalati – dice il rapporto del Coa, il Centro Operativo Aids – sono stati infatti 3451, un numero che però potrebbe aumentare nei prossimi anni a causa del ritardo di notifica. Scorporato, quel dato, vale 5,7 nuovi casi di infezione da Hiv ogni 100mila residenti, portando l’Italia al tredicesimo posto, con la Grecia, nella classifica delle nazioni dell’Unione Europea.

L’incidenza delle nuove diagnosi dal 2012 al 2016 è lievemente diminuita ma il calo è minore tra i giovani sotto i 25 anni. In testa per contagi nel nostro Paese, ci sono regioni come il Lazio, la Toscana e il Piemonte. E le persone che lo scorso anno hanno scoperto di essere sieropositive sono state nel 76,9 per cento dei casi uomini con un’età media di 39 anni, il resto erano donne intorno ai 36 anni.

RAPPORTI NON PROTETTI. I rapporti sessuali non protetti sono stati lo scorso anno la via principale di contagio per l’85,6 per cento dei neo sieropositivi e di questi il 47,6 per cento avuti attraverso incontri eterosessuali, il restante 38 tra uomini. Tra tutti il 35,8 per cento era di nazionalità straniera: un terzo dei casi. Ma sempre nel 2016 sono stati diagnosticati 778 nuovi casi di Aids e oltre il 50% era costituito da persone che non sapevano di essere Hiv positive. Tutti numeri, carichi però di storie personali, che arrivano aggiornati a ridosso della Giornata mondiale contro l’Aids che coinvolgerà venerdì primo dicembre nelle principali metropoli.

LA CAMPAGNA DEL MINISTERO. E dal primo dicembre arriva anche la nuova campagna del ministero della Salute "Con l'Hiv non si scherza, proteggi te stesso e gli altri", che si espanderà anche sul web proprio per catturare l'attenzione dei più giovani. Tra le principali iniziative: due spot di sensibilizzazione realizzati con la collaborazione di Dario Vergassola, ideatore e protagonista nella versione maschile del video e Giulia Michelini, nella versione femminile, e una campagna sui social destinata ai giovanissimi. Spot che saranno trasmessi a partire dal primo dicembre sulla Rai e saranno veicolati anche sul web attraverso il canale YouTube.

I GIOVANI A RISCHIO. Anche perché, come ha spiegato presentando dati e iniziative per il primo dicembre la ministra Beatrice Lorenzin, Il problema è  "la diminuita percezione del rischio soprattutto tra i ragazzi, Per questo, sono ricomparse anche malattie che sembravano dimenticate, come sifilide e gonorrea. La priorità è quindi innalzare immediatamente il livello di attenzione su Aids e malattie sessualmente trasmesse, perché c'è poca consapevolezza". Senza dimenticare che la Rete è sempre di più utilizzata per incontri a rischio come dimostrano i primi risultati di un'indagine pilota condotta dal telefono verde Aids dell'Istituto superiore di sanità. Indagine è stata condotta su 131 uomini che hanno avuto e hanno rapporti sessuali con uomini e da dove è emerso che oltre la metà ha utilizzato app e siti di incontri. Su 131 intervistati, difatti, il 57,5% ha dichiarato di utilizzare internet per gli incontri sessuali, il 24,4% ha spiegato di aver avuto una infezione a trasmissione sessuale, mentre il 68,5% non si sente molto a a rischio a rischio infezioni sessualmente trasmesse. Ma la maggior parte -  l'88% - ha fatto almeno una volta nella vita il test Hiv.

L'ESPERTO. Per Giovanni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive dell'istituto superiore di sanità "l'incidenza dell'Hiv sta lentamente diminuendo, al di sotto della soglia dei 3500 nuovi casi è vero ma consideriamo questo numero ancora alto, perché la percezione del rischio purtroppo è bassa. Vediamo difatti un aumento relativo nella percentuale di casi che vengono diagnosticati tra i giovani al di sotto dei 25 anni. Questo è dovuto un po' a una perdita di memoria generazionale". Rezza aggiunge: "Bisogna ricordare che l'infezione da Hiv ancora esiste, e che il serbatoio di infezione è ancora ampio. C'è una tendenza a una lieve diminuzione del numero di casi, ma il serbatoio di infezione tende ad aumentare perché la sopravvivenza delle persone con infezione da Hiv aumenta e ciò fa si che l'allerta sia sempre elevata".

Fonte: (Repubblica Salute)