Pubblicato dalla casa editrice Sur, il romanzo “La ferrovia sotterranea” di Colson Whitehead, vincitore del Premio Pulitzer 2017, promette di diventare un classico della letteratura nordamericana. Il romanzo tratta il tema della schiavitù degli afroamericani che lavorano nelle piantagioni di cotone degli Stati meridionali degli Stati Uniti d’America in condizioni lavorative proibitive, senza diritti e discriminati per il solo fatto di avere la pelle di colore diverso dal gruppo etnico (i bianchi di origine europea) che detiene il potere.
La protagonista Cora è una giovane schiava nordafricana di terza generazione che lavora nella piantagione di cotone dei Randall, in Georgia. Fin dalle prime pagine veniamo a conoscenza delle radici della protagonista: di come sua nonna Ajarry sia stata venduta dalla sua tribù africana ai mercanti inglesi (trafficanti principalmente rum e armi) e questi poi in cambio del cotone abbiano venduto l’antenata ai mercanti di schiavi, per finire poi a lavorare nella piantagione sopracitata; di quanto ci sia in lei del carattere risoluto, combattivo e insofferente alle ingiustizie proprio della nonna, la quale difese con ardore il piccolo orticello davanti alla sua capanna dalle angherie degli altri schiavi. Infine apprendiamo anche come Cora sia animata dallo stesso desiderio di libertà della madre, Mabel, riuscita a fuggire dalla piantagione e a raggiungere il Nord senza farsi riacciuffare dai cacciatori di schiavi.
Cora infatti riuscirà in compagnia di Ceasar a scappare dalla piantagione di Terrance Randall e a prendere la ferrovia sotterranea – un tunnel ferroviario clandestino costruito dagli abolizionisti per collegare gli Stati del Sud a quelli del Nord in modo tale da permettere ai neri di poter ottenere la libertà - tuttavia non tutto sembra filare liscio. Il mercante di schiavi Ridgeway si è messo alla ricerca dei due fuggiaschi, intenzionato stavolta a non fallire la caccia – così come gli era successo in passato con Mabel - e a far definitivamente abortire il piano abolizionista.
Con questo romanzo Whitehead dimostra di essere un eccellente romanziere. L’autore riesce con magistrale competenza a far immergere il lettore nella trama, descrivendo in maniera impeccabile la vita degli schiavi di colore delle piantagioni come anche il clima politico-sociale degli States alla vigilia della presidenza Lincoln.
Con “La ferrovia sotterranea” Colson Whitehead si colloca tra gli scrittori americani politico-sociali, come Twain con “Le avventure di Huckleberry Finn” e Alex Haley con “Radici”, difensori di una società più giusta e multiculturale. Inoltre Whitehead induce il lettore a riflettere su come l’abolizione della schiavitù e il multiculturalismo non siano scontati nella società di oggi. Di fronte alla diffusione e al rafforzamento di sentimenti e movimenti xenofobi o alla presenza, anche in Italia, di casi di schiavitù dichiarata o celata, la letteratura ha il compito di sollevare il problema richiamando fatti storici che per quanto negativi non devono essere negati e se possibile fornire una soluzione. Una soluzione che può essere semplicemente anche suscitare nel lettore buoni sentimenti, come ad esempio l’empatia e il desiderio di giustizia, o la presa di consapevolezza di diritti universali che non si deve dare per certi e, in tal caso, battersi affinché vengano riconosciuti.