Andanza

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Con il memoir “Andanza” la scrittrice americana Sarah Manguso riflette sulla memoria e il tempo, ripercorrendo i fatti che l’hanno portata venticinque anni fa – in concomitanza con l’essere diventata madre - a interrompere il diario che teneva da quando era piccola. Il diario per molto tempo è stato lo strumento indispensabile che gli permetteva di afferrare l’istante e fermare il tempo; il tentativo di dare un senso alla vita e cercare di non svanire nel nulla.

L’opera è composta di tanti frammenti scritti con uno stile limpido, sincero e lirico attraverso i quali la scrittrice dissipa il velo che avvolge la memoria e scava dentro la propria interiorità. Molte frasi sono stilisticamente così perfette e profonde da poterle trasformare in aforismi. Come ad esempio “il tempo non è fatto di istanti, li contiene. E nel tempo c’è molto altro”, che riassume la sua concezione del tempo come ongoingness, che significa “continuità” o “in fieri”. Da qui la scelta della traduttrice di NNE – la casa editrice che ha editato il romanzo – di tradurlo più liberamente con “Andanza” in modo tale da comunicare al lettore quel senso di progressione lineare del tempo nel quale passato, presente e futuro si comprimono senza annullarsi. Da questa concezione del tempo deriva anche quella della lingua “come pura esperienza, pura memoria”. Una memoria che vive eternamente il presente, poiché per la scrittrice “il presente del passato è la memoria”: un’affermazione che ricorda per molti versi Sant’Agostino.

Il libro inoltre è arricchito dalle macchie di Rorschach, che rafforzano il concetto espresso nell’opera dalla scrittrice. Infatti ogni lettore può vederci un oggetto diverso dalle macchie del test di Rorschach e lo stesso lettore può riconoscere più figure nello stesso momento o in momenti diversi. In conclusione quest’opera è consigliata a chi ama i memoir e vuole leggere uno scritto breve, introspettivo, profondo e illuminante.

 

Roberto Cavallaro