Pubblicato in precedenza con Black Velvet – casa editrice fallita nel 2014 - il fumetto “Le ragazze nello studio di Munari” di Alessandro Baronciani è stato recentemente edito dalla Bao con una grafica rinnovata.
L’opera narra di un giovane libraio antiquario di nome Fabio che ripercorre con la memoria le proprie relazioni sentimentali, in particolare il periodo in cui visse una complicata storia d’amore con tre ragazze di cui nessuna di loro era a conoscenza dell’altra. Appassionato del pensiero di Bruno Munari, Fabio nelle proprie storie sentimentali ha sempre messo in pratica il metodo Munari, secondo il quale bisogna affrontare ogni problema attraverso delle soluzioni creative. Ricordando il proprio passato Fabio capisce di essere una persona incapace di rimanere a lungo in una relazione, ma anche di non poter stare per troppo tempo senza una storia sentimentale. Per tale motivo cerca l’amore nella quantità, in maniera tale da evitare l’innamoramento e i patemi che da esso ne possono conseguire.
Alessandro Baronciani riesce col suo tratto distintivo a evocare attraverso le immagini i ricordi, la disillusione e i sentimenti contrastanti del protagonista. Così ad esempio la vista di una fabbrica dalle ciminiere fumanti rievoca a Fabio un film di Antonioni con Monica Vitti dove il colore viene impiegato per esprimere delle emozioni. In queste vignette si passa improvvisamente dal bianco e nero, prevalente nel romanzo, al colore per descrivere le sensazioni che il regista intendeva comunicare nel film e improvvisamente, si torna al bianco e nero per tornare alla narrazione.
In Baronciani però non c’è soltanto un uso ragionato dei colori, ma anche una dichiarazione d’amore nei confronti del grande designer e artista Munari, presenza invisibile che aleggia nella trama. Il fumettista pesarese impiega la cartotecnica per suscitare nel lettore delle emozioni e sensazioni che altrimenti non potrebbe provare con un e-book. È così che abbiamo pertanto all’inizio del fumetto delle scene in carta da lucido per evocare la nebbia di Milano oppure una pagina fustellata per rappresentare la porta vetrata della libreria, o ancora una pecorella dal morbido manto di peluche per rievocare le sensazioni tattili dei prelibri per bambini di Munari. L’utilizzo di queste tecniche grafiche si mantiene in una linea di equilibrio e di armonia che valorizza appieno la trama del fumetto.
In conclusione “Le ragazze nello studio di Munari” si può considerare a ben diritto un capolavoro del fumetto. Baronciani è riuscito col suo genio creativo a creare una storia semplice e profonda che deve essere “attraversata” dal lettore, poiché attraverso le varie tecniche compositive impiegate dal disegnatore il lettore ha la sensazione di essere immerso nella trama. In sostanza è uno di quei fumetti che si vorrebbe non finisse mai, proprio come un sogno psichedelico.