a cura di Enzo Caruso
Il carro matto, arcaico mezzo di trasporto per persone e merci è un particolare e robusto carro a quattro ruote per trasporti molto pesanti; la denominazione deriva dalle sproporzionate dimensioni tra lunghezza e larghezza, che ne influenzavano il moto, specie nelle curve, affrontate con difficoltà dal conduttore, costretto ad una guida “ondulatoria”.
Ancora oggi, nel dialetto siciliano muoversi come “un carrumatto" indica una persona impacciata e instabile recando danno alle cose che la circondano. Grazie a diverse testimonianze raccolte da testimoni oculari e da ricercatori come Bruno Villari, che prima di me si sono occupati di questo argomento, è stato possibile raccogliere le informazioni qui riportate che descrivono a chi non li ha mai visti, questi mezzi di trasporto, considerati oggi gli antenati dei moderni TIR. Un esemplare di questi è possibile osservarlo al Museo Storico di Forte Cavalli, recentemente donato dal Sig. Angelo Privitera che ha fornito anche una puntuale descrizione delle componenti strutturali del caromatto.
Il Carromatto è un mezzo di trasporto munito di quattro ruote; le posteriori fisse sono solidamente fissate alla scocca per mezzo della cassa di fuso, mentre quelle anteriori (sterzanti) fanno corpo con l'avantreno mediante delle traverse in legno alle quali è fissato un cerchio in metallo chiamato “ralla”. La parte sottostante dell’avantreno, costituito da traverse, assale, mote ed attacco per il timone, ruota su due semicerchi metallici chiamati “quarto di ralla”. Le due parti superiore ed inferiore dell'avantreno sono unite tra loro da un perno in acciaio dolce chiamato “maschio”. L'avantreno del carro matto ha un raggio di sterzata di 180°, capace di far compiere al carro ampie manovre in stretti spazi. La costruzione dei carrumatti era affidata ai “canadori” divisi in categorie e specializzati nella realizzazione delle varie componenti. Il Falegname Carradore provvedeva alla parte in legno e all'assemblaggio; il Forgiatore-Ferraro costruiva e forgiava Ia ferramenta e i cerchi in ferro per le ruote; il Pittore Decoratore dipingeva il carro con i colori tipici (giallo, rosso e turchino) a base di olio di lino e terre macinate; il Sellaio confezionava i finimenti in cuoio detti “armiggi”. Tutti i mezzi di trasporto trainati da animali dovevano essere immatricolati presso il Comune di residenza del proprietario che rilasciava apposita licenza e libretto di circolazione. Il conducente doveva anch'egli essere munito di autorizzazione alla conduzione del mezzo rilasciata dal Comune.
Prima della guerra il patrimonio cittadino in buoi da tiro si aggirava sul centinaio di capi distribuiti fra via Palermo, via S. Cosimo, via S. Marta e Gazzi. Lavorando senza sosta per dodici ore al giorno essi erano in grado di smaltire la grande quantità di merce allora trafficata sulle banchine portuali. Nel dopoguerra il patrimonio si era ridotto della metà, anche perché molti animali furono macellati per motivi di forza maggiore. Erano centinaia i carri che, tra l'800 e la metà del ‘900 facevano servizio sulla cortina del porto, in prossimità della Dogana per caricare le merci dalle navi e poi distribuirle sul territorio provinciale.
l carri costavano da 100 a 300 lire e potevano durare una decina d'anni se si badava a non trascurarli. Erano costruiti in noce con tavolato d’abete. Il gioco era di nespola, di acacia o di faggio. Un buon carro poteva sostenere anche 6 tonnellate. Gli animali si compravano di quattro o cinque anni ai mercati di Caltanissetta. Di Canicattì e della Calabria. I buoi bianchi si compravano in Calabria e prima della Il guerra mondiale costavano circa mille lire. l “siciliani" costavano di più. fino a duemila e cinquecento lire, ed erano rossi. Il ritmo di lavoro e gli sforzi immani a cui erano sottoposti li Iogoravano rapidamente. A dieci anni erano già vecchi e venivano macellati. Una “parigghia” consumava circa 20 lire al giorno di foraggi e produceva una cinquantina di lire. Per ridurre i tempi di attesa della merce, si utilizzavano quattro o cinque cani per pariglia di buoi, cosicché gli animali andavano e venivano senza tregua. Se i buoi erano nutriti generosamente potevano trasportare due cani per volta, con un carico complessivo di 10 tonnellate. In pendenza però il rendimento degli animali precipitava a poco più di una tonnellata. Le tariffe del trasporto urbano erano modeste. Un viaggio di 4 tonnellate di grano dai mulini De Natale al porto rendeva 6 lire; dai mulini Pulejo 17 lire.
Impiego del “carrumatto” nel campo militare
Negli ultimi vent’anni del '800 parecchie ditte (Ainis, Miloro, Scimone) lavorarono per il Genio Militare per il trasporto dei materiali e delle artiglierie sulle alture dove si costruìvano le Fortificazioni. Per tirare su il veicolo, bisognava mettere sotto il tiro quattro o cinque pariglie di buoi, scelti fra i più giovani e resistenti, legando i giochi uno dietro l'altro. I cannoni pesavano da 5 ai 10 tonnellate.
L’utilizzo dei carri per il trasporto di pietre e cannoni sulle alture è documentato nelle cronache dei quotidiani del tempo:
GAZZETTA DI MESSINA - 09.10.1890
Il Forte & Monte Gallo
Si è cominciato da qualche giorno il trasporto delle artiglierie per armare questo forte. S’impiegano 3 giorni per trasportare i cannoni, cioè: una per portarlo a Tremestieri, un secondo per portarlo con 24 buoi alle falde del monte e un terzo per salire I'erta.
In poche righe viene di seguito sottolineato il costante disagio provocato dalla continua presenza sulle strade cittadine dei carri trainati dai buoi. Incidenti e danni recati a cose e persone in quegli anni, sembrano evocare il triste destino di Messina da sempre costretta a sopportare il caotico passaggio dei mezzi pesanti di trasporto.
AQUILA LATINA - 16. 5. 1890
INTERNO - Strade a Larderìa
Questa strada comunale obbligatoria, per un batto, da più che da due anni è aperta a pedoni, animali carrozze e carri e, benché non avesse mai avuto ombra di manutenzione, si manteneva in uno stato eccellente; il che fa argomentare che la costruzione sia stata più che coscienziosa.
Ma ora, che da quella strada transitano giornalmente carri portanti enormi massi, ognuno dei quali è tirato da non meno di 8 buoi, massi che servono alla costruzione della Batteria sul Monte Gallo, ora quella strada è già rovinata e fra poco diverrà impraticabile.
AQUILA LATINA - 10. 7. 1890
Verso le 8 di sera, un carro con 10 buoi trasportante affusti per il Campo degli Inglesi, urta contro un palazzo.
Di seguito la poesia scritta da Maria Morganti Privitera in occasione della cerimonia di donazione del carrumatto al Museo di Forte Cavalli.