Montaigne, l'arte di vivere

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Con la biografia su Montaigne l’autrice Sarah Bakewell illustra al lettore la vita e il pensiero del filosofo francese del Rinascimento rapportandola al contesto storico-politico – siamo negli anni delle sanguinarie guerre di religione che nella seconda metà del Cinquecento scossero la Francia nel profondo mettendo a rischio la stessa monarchia – e culturale dell’epoca.

Montaigne è noto per i Saggi; originale scritto filosofico che inaugura un nuovo tipo di opera letteraria: il saggio personale, che unisce la riflessione sui temi di carattere filosofico, politico, storico, sociale e morale agli episodi della propria esperienza e della vita quotidiana in generale, impiegando uno stile digressivo composto di linguaggio elevato e popolare. Editi per la prima volta nel 1580, i Saggi impegnarono il filosofo francese per tutta la vita. L’ultima edizione, notevolmente ampliata e rimaneggiata, fu curata dalla discepola e figlia adottiva Marie de Gournay e vide la luce nel 1595, alcuni anni dopo la morte dell’autore.

Il merito di Sarah Bakewell è quello di rendere accessibile a tutti l’opera composita e la vita intensa di uno dei più importanti scrittori francesi.

In ogni capitolo l’autrice esplica le risposte che Montaigne dà alla domanda “Come vivere?” e le rapporta al pensiero e alla vita dell’autore. Ad esempio, in uno dei capitoli Bakewell descrive come Montaigne avesse scoperto osservando i Tupinanba del Brasile – che aveva avuto modo di incontrare di persona in Francia tramite il colono Villegaignon – come per comprendere meglio gli altri fosse importante mettersi nei loro panni e adottare il loro punto di vista. I Tupinanba per quanto cannibali non erano più crudeli degli europei, che si uccidevano l’un altro per motivi religiosi. Inoltre anche dai nativi americani si poteva imparare qualcosa. Con il loro stile di vita semplice essi insegnano come l’opulenza non renda felici e il coraggio che le vittime sacrificali mostrano quando vanno incontro alla morte può essere preso da modello di condotta, poiché non è meno ammirevole di quello mostrato da filosofi illustri dal calibro di Seneca.

Montaigne non è però un antesignano di Rousseau. Le civiltà indigene americane non sono un modello ideale di società. Per quanto Montaigne apprezzasse alcune qualità dei Tupinanba, la loro società non era meno crudele di quella europea. Guardare attraverso i loro occhi non significa adottare i loro costumi, ma imparare a non rimanere ancorati alle proprie convinzioni: come ad esempio la presunta superiorità culturale degli europei. 

Bakewell evidenzia inoltre come Montaigne si batté per tutta la vita per la moderazione e la conservazione dell’umanità in una società divorata all’interno dalle lotte tra cattolici e protestanti. Dalle letture dei classici greci e latini Montaigne apprese quelle virtù stoiche e scettiche che assunse come modello di condotta, mentre dall’amico precocemente scomparso La Boétie (autore del “Discorso sulla servitù volontaria”)  imparò il significato dell’amicizia e quelle virtù politiche da vero politiques (gli intellettuali fedeli alla corona e al compromesso tra le fazioni in conflitto) che gli furono di grande aiuto nel sconfiggere i ligueurs (i cattolici estremisti guidati da Enrico di Guisa che si opponevano al re Enrico III di Valois e al protestante Enrico di Navarra – futuro Enrico IV di Borbone – e che rivendicavano al trono Carlo di Borbone) durante i suoi due mandati di sindaco di Bordeaux e nei rapporti diplomatici che ebbe con Caterina de Medici, Enrico di Navarra e Enrico III per la soluzione della guerra civile.

In conclusione questa biografia è uno dei più accurati saggi che possiate leggere su Montaigne e fa comprendere come la riflessione di Montaigne su “Come vivere?” sia attuale più che mai in questi tempi di fanatismo e di qualunquismo nichilista.      

 

Roberto Cavallaro