I colombi viaggiatori a Messina

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Uno dei servizi di comunicazione usato nel tardo Ottocento, ma che rimase in uso fino alla II Guerra Mondiale, era quello dei colombi viaggiatori. Tale servizio era basato sulla capacità dei colombi e dei piccioni di tomare nella colombaia nella quale sono nati, nel momento in cui ne vengono allontanati.

La prima colombaia militare in via sperimentale, fu istituita presso il 12° Reggimento Artiglieria di stanza ad Ancona. Per i brillanti risultati ottenuti nel 1882 durante le grandi manovre di Foligno, il Ministero della Guerra ordinava che venisse impiantata una completa rete di corrispondenza aerea per mezzo di colombaie militari, a servizio dell’Esercito e della flotta.

l colombi viaggiatori si integravano con lo sviluppo delle comunicazioni radio-telegrafiche con funzioni di emergenza perchè avrebbe potuto supplire come alternativa ad una eventuale defezione del Telegrafo dovuta principalmente a sabotaggi o interruzioni delle linee aeree causati dai tiri d'artiglieria dei reparti nemici in prima linea. I colombi viaggiatori rappresentavano quindi il cosiddetto “piano 8", perché capaci di sottrarsi alle azioni di intercettamento ed erano difficilmente catturabili.

Nel 1886 esistevano in Italia dodici colombaie militari collegate tra loro e nel 1918 il loro numero salì a 65, con 9.000 colombi. In tempo di pace ogni colombaia dipendeva dalla Direzione del Genio nel cui territorio era impiantata. l dispacci, del peso massimo di un grammo, erano scritti sopra strisce di carta di seta che venivano arrotolate inserite in un tubetto di penna d'oca e legate alle penne timoniere del volatile. Ogni dispaccio-colombo veniva normalmente trasmesso da 3 viaggiatori muniti ciascuno di una copia e durante il periodo bellico la lanciata dei colombi veniva effettuata ad un intervallo di mezz'ora l'uno dall'altro.

Naturalmente era obbligatorio usare, per la compilazione del dispaccio, il cifrario dell‘esercito. l volatili, col numero di matricola come i soldati, resistevano con alcuni accorgimenti ai Gas: sulle grandi distanze erano sovente alla mercé dei loro predatori. Il colombo se non utilizzato entro 3 giorni dal reparto in trincea veniva riportato alla colombaia del comando d'Armata o Corpo d'Armata.

Durante la Prima Guerra Mondiale, i piloti volontari paracadutavano di notte in zone occupate rurali, gabbiette con mangime, matite e foglietti per consentire alla popolazione di mandare messaggi e informazioni ai comandi su movimenti e consistenza del nemico al di qua del Piave. Anche la Piazzaforte di Messina, con le sue Fortificazioni, fu dotata di Coiombaie militari.

In verità, il principale sistema di comunicazione previsto per le postazioni strategiche era quello telefonico e telegrafico. Tutti i Forti distribuiti sul territorio nazionale costruiti a cavallo tra il XIX e il XX secolo, e tra questi quelli dello Stretto, erano così collegati tra loro. Ma i Forti dello Stretto, in caso di malfunzionamento o di interruzioni delle linee telegrafiche e telefoniche, furono costruiti per essere visibili tra loro “a tre, a tre”, in modo da poter comunicare anche con sistemi ottici di segnalamento, di cui ogni Opera era dotata.

Nel 1886, la Gazzetta di Messina, annuncia l'installazione delle colombaie anche a Messina e ne descrive l‘utilità e l’efficacia strategica.

GAZZETTA DI MESSINA 5/7/1886

A quanto si assicura avremo a messina un colombaio per l’allevamento di colombi viaggiatori, che pare siano destinati nella strategia moderna a surrogare il telegrafo e la posta. A Messina, piazzaforte di primo ordine, dove si stanno spendendo parecchi milioni per importantissime fortificazioni, l’impianto di un colombaio di piccioni viaggiatori è, più che utile, necessario, potendo rendere in tempo di guerra dei servizi insperati, essendo impossibile che diventino prigionieri del nemico. Per provare quanto siano utili questi nuovi corrieri di posta, basti dire che dal colombaio di Roma furono lanciati sabato mattina, 26 giugno, 135 colombi. La lanciata fu fatta alle 6 am., e i primi colombi arrivarono a Firenze alla 9,24; il che equivale a una velocità di circa 60 chilometri all’ora, poiche' dal colombaio di Roma a Firenze, in linea retta, la distanza è di 200 chilometri. Alle 10 am., dei 135 colombi lanciati, erano rientrati al colombaio 105, e il resto rientrò nella giornata stessa, e solo due otre colombi arrivarono con un ritardo reale.”

Durante la Prima Guerra Mondiale, un Manifesto Militare apparso in città, vietava l’assoluto possesso ed uso di colombi viaggiatori da parte di civili, per scongiurare il pericolo dello spionaggio.

Enzo Caruso