Guardare i quadri per imparare a curare (?)
L’anamnesi medica e l’osservazione delle opere d’arte funzionano allo stesso modo. Dagli anni ’80 due ricercatori americani, Abigail Hausen e Philip Yenawine, lavorano su un metodo che consenta ai medici di poter implementare le capacità d’analisi del paziente. Una palestra cognitiva che passa per l’occhio: osservare i dipinti, interrogarsi su cosa rappresentano, confrontare la propria visione con quella degli altri.
Si tratta di un metodo di gruppo, una scuola quella del Visual Thinking Strategies che in Italia ha trovato un centro di diffusione nel Laboratorio E-learning, la didattica museale e apprendimento scolastico del DIGILAB – il Centro interdipartimentale di Ricerca e Servizi dell’Università “La Sapienza” di Roma, guidato da Vincenza Ferrara. A partire dal 2014 Vincenza Ferrara e i suoi collaboratori hanno costituito un gruppo d’approfondimento sull’applicazione della VTS in ambito medico. In via sperimentale hanno condotto un seminario sulla tecnica della Visual Thinking Strategies con gli studenti del III anno di Corso di Laurea in Medicina, lettera “c” all’Università “La Sapienza” per indagare quanto questa tecnica può essere considerata strumento utile nell’approccio psicologico e sociale per favorire un processo di cura di un paziente. Tale tecnica apre un campo completamente nuovo, ancora da esplorare, sul fronte della formazione del personale medico e delle possibili applicazioni dei metodi di ricerca della Storia dell’Arte.
Lo studio delle espressioni artistiche è una via privilegiata per comprendere affondo la complessità dei fenomeni, le modalità della loro manifestazione, il contesto e la cause di ciò che stiamo osservando. Strumenti fondamentali sia per chi lavora nel campo della creatività, sia per chi si trova nella condizione particolare di dover indagare le patologie e la loro eziologia nel confronto personale con il paziente.
Mosè Previti