GRAN MIRCI
Sono molti a chiedersi, leggendo questo motto riprodotto sui cancelli dell'ingresso principale del Municipio, cosa significhi e quale sia la sua storia. Per risalire alla sua origine, che sconfina nella leggenda, occorre andare molto indietro nel tempo, al marzo del 407 d.C.. L'imperatore Teodosio, prima di morire, aveva assegnato il vasto impero romano ai suoi due figli, a Onorio la parte occidentale e ad Arcadio quella orientale. In quell'anno i bulgari, con alla testa un certo Assariele, si erano ribellati e cingevano d'assedio Tessalonica, l'odierna Salonicco, costringendo Arcadio ad uscire da Costantinopoli per difendere la città minacciata. Per tutta la giornata del 12 aprile infuriò la battaglia ma i bulgari furono più forti, al punto da costringere l'imperatore e la sua cavalleria a riparare proprio dentro Tessalonica. Arcadio, in condizioni di prigionia e con l'assedio che diventava sempre aspro, con seri problemi di vettovagliamento, inviò messaggi d'aiuto per nave a Taranto, a Brindisi, alla Puglia e ai veneti. Nessuno volle intervenire e soltanto i tarantini consigliarono di rivolgersi a Messina, città "dove il più famoso arsenale del Mediterraneo ritrovavasi".
Lo Stratigò Metrodoro, riunito in Consiglio cittadino, decise di intervenire a favore di Arcadio e in poco tempo vennero armate 17 navi. La flotta fece quindi rotta verso l'Oriente e giunta davanti a Tessalonica, dopo una sanguinosa battaglia durata nove ore e sbaragliate le navi nemiche, Metrodoro e i suoi sbarcarono decimando i bulgari con l'aiuto dei tessalonicesi usciti dalla città e uccidendo, durante un'azione, lo stesso Assariele. Stupefatto e ammirato da tanto valore dimostrato dai messinesi e riconoscente per l'aiuto prontamente ricevuto, Arcadio condusse con sé a Costantinopoli lo Stratigò e i notabili. Qui, in presenza della sua corte e del popolo, elesse Messina città principale dell'Impero, col titolo di Protometropoli, la esentò da ogni imposizione fiscale e consegnò a Metrodoro un vessillo con la croce d'oro in campo rosso, insegna imperiale che da allora divenne lo stemma della nostra città. Per lasciare imperituro ricordo a tutta l'umanità di questo importante avvenimento, Arcadio fece scolpire sul minareto della chiesa di Santa Sofia l'arma imperiale col motto "Pollè charis te Messene " che durante l'occupazione angioina divenne "Gran merci a Messina", quindi "Gran Mirci a Messina", "Grandi grazie a Messina".
Nino Principato