Quando il 22 gennaio del 1909 al centro della prima pagina del Corriere della Sera apparve un trafiletto sulla morte del generale Tancredi Saletta, senatore del regno e ex capo di stato maggiore dell’esercito italiano, nessuno poteva prevedere il polverone politico che di lì a poco sarebbe scoppiato. Altre erano le notizie urgenti che richiedevano maggiore spazio: come il bilancio di quattro miliardi della Francia e le ultime notizie dalle zone terremotate del messinese e del reggino, dove ancora si rilevavano delle scosse sismiche, e qualche articolo breve sulle misure intraprese e le onorificenze conferite per la gestione del post-terremoto, tra quest’ultime significativa la Gran Croce conferita dal re di Spagna (Alfonso XIII) alla regina Elena per il soccorso prestato ai feriti del sisma.
Quando nei giorni successivi la stampa diede risalto alla relazione tra il generale Saletta e la giovane e attraente dama del gran mondo Eleonora Füssli, vedova di uno dei figli del magnate tedesco dei telegrafi Carl Siemens, alcuni deputati, come l’onorevole Eugenio Chiesa (esponente dei repubblicani), insinuarono che la vedova Siemens fosse una spia a causa delle frequentazioni assidue con gli alti ranghi dell’esercito (tra cui anche il generale e nuova fiamma Luigi Fecia di Cossato) e, quel che è peggio, avendo avuto accesso alla casa del generale nelle ultime ore di vita e presieduto come esecutore testamentario all’apertura del testamento, fosse venuta in possesso di segreti militari.
In Gli onorevoli duellanti ovvero Il mistero della vedova Siemens, edito da La Nave di Teseo, lo scrittore e giornalista Giorgio Dell’Arti (fondatore e direttore di Anteprima, fondatore de Il Venerdì di Repubblica e curatore del torneo “Romanzo popolare 2020” di Robinson) ricostruisce la storia dei cinque duelli che nel 1910 hanno scosso il Parlamento italiano e che hanno visto come protagonista l’onorevole Eugenio Chiesa, repubblicano mazziniano filo-francese, interventista negli anni della Grande Guerra e militante antifascista negli ultimi anni di vita.
Chiesa è un politico ardimentoso che per i propri ideali è disposto anche a fare a pugni e a sfidare in duello chi non lo prende in giusta considerazione o a costringerlo a rimangiare le sue dichiarazioni. Si troverà così sfidato in ben cinque duelli dal generale Fecia di Cossato per aver offeso la sua onorabilità e la reputazione della vedova Siemens, dal generale e sottosegretario alla Guerra Giuseppe Prudente per avere messo in discussione l’operato dell’esercito, dal figlio o nipote della vedova Siemens e infine dal figlio e dal nipote della marchesa Litta, amante dei re Vittorio Emanuele II e Umberto, che presero le difese della parente cortigiana settuagenaria offesa dal deputato, seppur utilizzò le proprie arti amatorie per il bene della nazione.
Che cosa ne sarà dei duelli? Chiesa ne uscirà indenne?
Sebbene il libro sia definito nella copertina un romanzo, a mio parere è in realtà un saggio biografico e di cronaca a valenza letteraria come quelli in cui eccellevano Sciascia, Consolo, Flaiano e Parise.
I personaggi non hanno una profondità psicologica come quelli che ci si aspetta in un romanzo e la trama è strettamente legata ai fatti storici e documentali con rare concessioni alla fantasia, come ad esempio quando i giornalisti inseguono i duellanti in un inseguimento tragicomico tra le strade della Roma della Belle Époque.
Detto questo, a mio parere il libro è ben riuscito e mi ha entusiasmato respirare l’atmosfera dell’epoca grazie ai riferimenti agli articoli di cronaca, alle interrogazioni e dibattiti parlamentari e agli excursus sulla politica e sulla società del tempo.
Lo stile leggero e ricco di humour cattura l’attenzione del lettore, che si ritrova catapultato nell’Italia liberale giolittiana in cui corruzione e arrivismo si intrecciano con riforme politiche, economiche e sociali e una società in rapido cambiamento.
In quest’opera troviamo anche molti riferimenti a politici e a fatti di cronaca, come la gestione del terremoto di Messina del 1908, che hanno contrassegnato la storia d’Italia.
Interessante l’analisi dell’evoluzione legislativa del duello, con un riferimento anche al duello fatale dell’onorevole e poeta Felice Cavallotti. Pur già sapendo la storia del politico radicale la tristezza che ho provato è stata la stessa di quando appresi nell’adolescenza dell’infelice morte di Puškin nel duello contro quel dannato francese di D’Anthès. Il problema dei duelli è che anche le più grandi menti vi possono trovare la morte.
I duelli del 1910 hanno inoltre qualcosa di tragicomico che mi ricorda tanto I duellanti di Conrad e non qualcosa di galante come in Le relazioni pericolose di Laclos o Guerra e Pace di Tolstoj o di epico romantico come in La figlia del capitano e Eugenio Onegin di Puškin.
In conclusione se vi piace la storia e i fatti di cronaca legati alla Belle Époque sicuramente questo è un libro che vi affascinerà e vi farà conoscere qualcosa in più della storia d’Italia.
Roberto Cavallaro - Un Libro Per Stare Bene