Il 7 dicembre 1598, a Napoli, nasceva Giovan Lorenzo Bernini, noto come Gian Lorenzo Bernini, scultore, urbanista, architetto, pittore, scenografo e commediografo italiano.
Bernini è considerata la massima espressione della cultura figurativa barocca e le sue opere conobbero un successo clamoroso che domina tuttora la scena europea.
Innumerevoli sono i capolavori dell’artista partenopeo, tra i più famosi ricordiamo Apollo e Dafne, l’estasi di Santa Teresa, la Santa Bibiana, la Barcaccia di piazza di Spagna e la fontana di Tritone a Roma.
Quello che vogliamo raccontarvi oggi è forse, in assoluto, il più importante: il colonnato di Piazza San Pietro. Nel 1656, l’allora Papa Alessandro VII Chigi commissionava a Gian Lorenzo Bernini la realizzazione del grandioso porticato che delimita la piazza.
Secondo alcuni documenti dell’epoca sembrerebbe che il Papa non fosse molto soddisfatto dei progetti presentati da Bernini, tra l’altro costati “qualche migliaio di scudi”.
Gian Lorenzo riuscì a sorprendere il Papa, realizzando, dopo ben 11 anni di lavori, uno dei capolavori più belli dell’arte. Utilizzò una pianta ovale, con un duplice arco di cerchio a fiancheggiare uno spazio rettangolare, chiusa da due portici colonnati semicircolari a materializzare l’abbraccio della Chiesa ai fedeli, ma anche agli “eretici, per riunirli alla Chiesa e gl’Infedeli per illuminarli alla vera fede".
In tutto sono presenti 284 colonne di ordine dorico e ottantotto pilastri in travertino di Tivoli. Le colonne vengono disposte su quattro file con diametro man mano sempre in aumento partendo dalla prima fila fino alla quarta e ultima fila, alle cui sommità vi sono 162 statue di santi.
La finezza che rende l’opera una vera e propria prova di perfezione non solo artistica ma anche tecnica, sta in due dischi di pietra posti nella pavimentazione di piazza San Pietro con la scritta “centro del colonnato”, a segnare il fuoco dell’ellisse del colonnato. Il visitatore, posizionandosi su ognuno di loro, ha l’impressione che le quattro file di colonne siano in realtà una sola.
Daniele Di Bartolo