A volte riaffiorano ricordi lontanissimi che fanno parte del bagaglio della nostra vita e, nei ritmi semplici e cadenzati della nostra infanzia, riempiono il nostro zaino esperienziale in maniera inconsapevole e suggestiva. Rivedo ancora i miei genitori che settimanalmente mi portano in un grande giardino pieno di viottoli, stradine, alberi dritti, fiori, marmi, statue e un’aria di velato mistero. Mentre i miei rinnovano il rito della deposizione dei fiori e dei colloqui con delle foto ingiallite di miei avi non conosciuti, mi piaceva fantasticare su quelle strane architetture.
Anche le vestigia di antichi colonnati romani affollavano i miei sogni fanciulleschi, per poi scoprire essere i resti del Famedio realizzato su progetto dell’architetto Leone Savoja. L'opera doveva servire come dimora eterna degli uomini illustri della città e fu inaugurata il 27 marzo 1872 con il trasferimento delle spoglie di Giuseppe La Farina da Torino che furono tumulate nella tomba scolpita da Gregorio Zappalà; successivamente furono collocate le tombe di Felice Bisazza e Giuseppe Natoli cui fu dedicata un monumento sepolcrale opera dello scultore Lio Gangeri.
Le vestigia romane dei miei sogni fanciulleschi altro non erano che l’elegante colonnato mai completato per la morte prematura del progettista e gravemente danneggiato dal terremoto del 1908. Il cimitero monumentale di Messina, detto anche Gran Camposanto, fu ideato nel 1854, nel periodo in cui una gravissima epidemia di colera flagellava Messina e altre parti della Sicilia e venne emanato un bando di concorso affinché si edificasse un camposanto per la città. Questi è uno dei più importanti e interessanti cimiteri monumentali d'Italia perché la sua architettura liberty e neoclassica arricchita dalla presenza di una lussureggiante vegetazione e dai curatissimi giardini che inframezzano gli spazi sepolcrali ne fanno un vero museo all’aria aperta. Tante, infatti, le presenze di artisti locali e non, sia dell'Ottocento che del Novecento, propugnatori in città delle varie correnti artistiche provenienti dal continente, in particolare dalla Francia (purismo, verismo, neobarocchismo, liberty, razionalismo).
Molte famiglie benestanti fecero a gara per accapararsi i migliori artisti del tempo per edificare e decorare le loro future dormienti dimore. Nella sezione del cimitero inglese si possono ammirare i monumenti funerari di ricchissimi esponenti della Messina dell'Ottocento, tra i più importanti Federico Grill, banchiere molto popolare e amato dal popolo messinese, James Thomas Eaton, proprietario delle filande del villaggio di gazzi, Giovanni Walser, banchiere e filantropo, esponenti delle famiglie Sanderson (titolari di una delle più importanti imprese del mondo per la lavorazione dei derivati agrumari), Ruegg, Aveline, Oates, Fischer e Falkenbur.
Gli artisti più gettonati sono gli scultori messinesi Lio Gangeri, Giovanni Scarfì e Gregorio Zappalà ma sono anche da ricordare monumenti di Salvatore Buemi, Mario Rutelli (artista palermitano e bisnonno di Francesco Rutelli), Adolfo Romano, Mimì Maria Lazzaro (definito da Filippo Tommaso Marinetti il più grande scultore di Sicilia), Carmelo Cappello, Vito Pardo, Mario Lucerna; importanti anche le opere di architetti come Giovan Battista Filippo Basile e Giuseppe Samonà.
È veramente un patrimonio notevole che rischia di essere perduto anche perché nel corso degli anni si sono verificati numerosi casi di vandalismo ai danni delle tombe e di alcune strutture del gran Camposanto. Quindi invitiamo ad approfittare delle poche iniziative che permettono al visitatore di fare una esperienza culturale e una immersione nell’architettura del neoclassicismo messinese.
Marcello Aricò