Gli "gnuri" con le carrozze allineate accanto alla fontana Orione, splendida opera dello scultore toscano Giovan Angelo Montorsoli allievo di Michelangelo Buonarroti e qui collocata nel 1553 per celebrare la realizzazione del primo acquedotto cittadino, con l’antica pazienza della loro fatica di vivere attendono i clienti in piazza Duomo.
Fa da incomparabile sfondo scenografico alla fontana il settecentesco Palazzo Pulejo dell’architetto Giovan Francesco Arena. Intanto, ragazzini e ragazzine messinesi si sono accorti della presenza di un fotografo e si preparano ad una lunga posa davanti alla prodigiosa macchina che ferma le immagini. Dietro di loro, la monumentale facciata della Cattedrale consacrata nel lontano 22 settembre 1197 dall’arcivescovo benedettino Berardo Berzio alla presenza, nientedimeno che, dell’imperatore Enrico VI e della regina Costanza d’Altavilla, genitori di Federico futuro “stupor mundi”.
Dalla piazza ha inizio la via Primo Settembre, ma si chiamava “Austria” in onore del figlio di Carlo V, Don Giovanni, che a Lepanto si era coperto di gloria il 7 ottobre 1571. A progettarla era stato, l’anno successivo, l’architetto carrarese Andrea Calamech che aveva allineato in asse la fontana Orione e aveva collegato in linea dritta i due centri di potere della città: il Duomo e il Palazzo Reale. Cambiò poi nome quando l’1 settembre del 1847 i messinesi si ribellarono ai Borbone. All’inizio della via, a destra, si trova la chiesa trecentesca di Santa Maria del Graffeo intesa la “Cattolica”, di rito greco-latino e retta da un Protopapa. E poi, lo scenografico quadrivio delle “Quattro Fontane” all’incrocio con via Cardines, disegnate dal romano Giacomo Calcagni e realizzate due da ignoti scultori nel 1742 e le altre dal fiorentino Innocenzo Mangani nel 1666 e dal messinese Ignazio Buceti, nel 1714-17.
Superato l’elegante “Magazzino di Mode” di Antonino Gentile e il superbo prospetto colonnato del Palazzo Arcivescovile, oltre la chiesa e convento di San Gerolamo, ad angolo con la parte conclusiva del viale San Martino si erge la chiesa di San Giuseppe “a Palazzo” patrono dei falegnami messinesi, eretta nel 1489. Davanti all’ottocentesco, imponente Collegio Militare, incrociamo i giovani cadetti che inquadrati e perfettamente allineati in fila, rientrano dopo una giornata di esercitazioni.
La Stazione ferroviaria conclude la lunga via, allora come oggi, ma la città di allora sarà destinata a scomparire, era fatta “della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”.
Nino Principato