Quando qualche settimana fa ho letto sull’account Instagram della Fazi Editore che a breve scadranno i diritti di Stoner e che i proprietari hanno deciso di rivenderli a un’altra casa editrice mi è venuta una stretta al cuore.
Pubblicato nel 1965 Stoner di John Williams per molti anni passa inosservato finché nel 2003 la New York Review Books decide di ristamparlo. In breve tempo il romanzo diviene un fenomeno letterario, vendendo più di 50.000 copie e suscitando l’interesse delle case editrici d’oltreoceano. Nel 2012 la Fazi pubblica l’iconica edizione tradotta da Stefano Tummolini bissando il successo americano grazie all’operato dei librai, alle ottime recensioni e al passaparola dei lettori.
Il romanzo narra della storia di William Stoner, un professore di letteratura inglese dell’Università del Missouri. Apparentemente la sua vita monotona non sembra interessante, ma non è affatto così.
Cresciuto in una povera famiglia di agricoltori Stoner inizialmente si trasferisce a Columbia (Missouri) per laurearsi in Agricoltura, ma il corso di letteratura inglese tenuto dal professore Sloane si rivelerà per il giovane studente una rivelazione sulla via di Damasco. In particolare la lezione sul sonetto n. 73 di William Shakespeare convincerà il protagonista a cambiare il piano di studio. Stoner trascorrerà così i suoi anni universitari a comprendere le opere letterarie dei più grandi scrittori inglesi, approfondendo con interesse la letteratura inglese medievale e rinascimentale.
Dopo la laurea William Stoner si renderà conto che per lui la vita sarà tutta in salita e nonostante tutto, parafrasando il drammaturgo francese Racine, si consacrerà ciecamente al proprio destino. Stoner perderà uno dei suoi migliori amici nella Grande Guerra, sposerà Edith con cui avrà una bambina ma che le renderà la vita un inferno e la sua carriera accademica verrà ostacolata dal collega Hollis Lomax, un professore dalla gobba prominente esperto di letteratura inglese del XIX secolo che in seguito diventerà capo del dipartimento. Soltanto a quarant’anni Stoner conoscerà l’amore grazie alla breve relazione con la giovane insegnante Katherine Driscoll.
Alla fine della sua vita William Stoner comprenderà di essere un fallito, ma al momento della morte rivelerà al lettore delle verità che testimoniano tutta la sua grandezza intellettuale.
Con Stoner John Williams ha dimostrato di essere uno dei grandi della letteratura americana perché, fattore non scontato, è riuscito a trasformare la vita monotona di un professore frustrato in una storia appassionante che, grazie a una scrittura scorrevole, avvolgente e mai banale, riesce a incollare il lettore fino all’ultima pagina.
Stoner è uno di quei libri che quando lo si regala a qualcuno si può star tranquilli che non si farà una brutta figura. Quando lo scrisse penso che John Williams fosse in stato di grazia, una condizione ideale che non capita a tutti gli scrittori e che quando succede ha il sapore di un’epifania joyciana.
Roberto Cavallaro