Fate largo alla creatura anfibia // 50 sfumature di Covid

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Riflessioni e risposte della Repubblica delle Lettere al Salone del Libro Extra

A causa dell’emergenza sanitaria l’organizzazione del Salone del Libro capeggiata dallo scrittore Nicola Lagioa ha avuto l’intuizione di organizzare dal 14 al 17 maggio un Salone del Libro virtuale, il SalTo Extra: Altre forme di vita, nell’attesa di poter inaugurare l’edizione fisica rinviata alla stagione autunnale.

L’idea è sorta dal fatto che il Salone Internazionale del Libro di Torino non è soltanto una fiera in cui i lettori acquistano libri agli stand delle case editrici e gli editori stranieri e le case di produzione cinematografiche acquistano i diritti dei libri di narrativa o di non-fiction per pubblicarli nei loro paesi o produrre film e serie televisive che porteranno a conoscere quei libri a un pubblico più ampio; ma è anche un grande evento che grazie ad incontri con l’autore, conferenze, dibattiti e concerti permette il confronto più ampio possibile tra scrittori, artisti e lettori e la condivisione e l’elaborazione delle idee.

Come un grande evento che permettesse agli appassionati di letteratura di seguire incontri gratuiti in live streaming con ospiti nazionali e internazionali, il Salone del Libro è riuscito a mio parere nell’intento di creare un dibattito stimolante e produttivo sui punti critici della società nel suo complesso e le risposte necessarie per uscire dalla pandemia e creare un mondo migliore.

Il punto di forza di questa edizione straordinaria è stata l’ironia che ha caratterizzato la maggior parte degli incontri e sotto questa lente vorrei mettere in rilievo alcune delle riflessioni e delle risposte scaturite da SalTo Extra.

Il dialogo tra l’astronauta Samantha Cristoforetti e la scrittrice Valeria Parrella ha dato ricchi spunti di riflessione e non ha mancato di suscitare il sorriso grazie anche alla vivacità dell’autrice campana che ha moderato l’incontro.

La nostra celebre astronauta ha evidenziato come l’attuale emergenza sanitaria ci ha fatto comprendere l’irrilevanza del personale come insegna Hannah Arendt e, nel definire il lockdown come un’esperienza estrema, ha fatto riferimento alla distorsione dello spazio-tempo causato dalla forza di gravità che fa sì che la velocità crei la distanza, determinando un gioco di lontananza e vicinanza dagli altri esseri umani. In tal senso, parafrasando Cristoforetti, è stato un po’ come la sensazione di sconvolgimento che si ha quando con la Stazione Spaziale Internazionale si orbita attorno alla Terra alternando ogni 90 minuti albe e tramonti. A questo punto Valeria Parrella ha dichiarato che una visione del genere sarebbe il paradiso degli innamorati e che deve essere bellissimo osservare ogni 90 minuti un posto amato, suscitando in me un sorriso tenero facendomi pensare ai goal segnati al 90mo minuto che suscitano sempre un’emozione intensa.

Samantha Cristoforetti ha anche riportato un’esperienza epifanica vissuta a bordo della Stazione Spaziale in cui un giorno guardando la Terra ha avvertito la compressione del tempo storico, che si è manifestato come vicinanza con gli antichi nelle loro problematiche e la sensazione che la loro vita non debba essere stata diversa dalla nostra.

Un’esperienza simile a quella di Samantha Cristoforetti è stata vissuta dallo scrittore Paolo Rumiz, che ha dichiarato di aver vissuto due epifanie, nel senso di rivelazioni: l’epifania del veliero e quella propriamente detta della quarantena.

Se per molti autori la quarantena è stata un ostacolo alla scrittura, questo non è stato il caso di Paolo Rumiz che non ha avuto una crisi creativa. Ciò perché lo scrittore ha bisogno dell’isolamento per scrivere e pertanto rispetto ad altri soffre meno la costrizione domestica. Inoltre i limiti imposti dal lockdown hanno ampliato le sue capacità percettive, sperimentando delle epifanie che gli hanno permesso di librare la parola verso spazi sconfinati. Con l’epifania del veliero lo scrittore ha avuto un giorno di primo mattino sul terrazzo di casa sua, a Trieste, la sensazione di essere su un veliero con il mare deserto visibile da tre lati e come un anemometro percepiva il vento provenire dal Carso finché alla fine non gli apparve l’alba col suo sole nascente. La seconda epifania gli ha permesso invece di vedere un capitano greco simile a Ulisse e il mito d’Europa e uno dei punti salienti è il momento in cui il capitano invita lo scrittore a prendere il largo e a intraprendere una nuova rotta, uscendo dal buio in cui siamo sprofondati con il rischio della balcanizzazione, vale a dire dell’emergere degli egoismi e antagonismi nazionali che vedono gli Stati attribuirsi l’uno con gli altri l’origine della pandemia, e battersi per un’Europa più solidale, giusta e integrata che sappia cooperare per il raggiungimento degli obiettivi comuni[1].

L’esperienza della quarantena è raccontata dall’autore nel dettaglio nel libro Il veliero sul tetto recentemente pubblicato da Feltrinelli, mentre la seconda visione gli ha dato spunto per un poema sull’Unione Europea in cui il mito d’Europa ricoprirà un ruolo predominante.

La sintesi di tutte le risposte alla crisi pandemica scaturite da questo salone anfibio – nel senso di evento che assume un’altra forma di vita più virtuale – la si trova nel dialogo tra Donna Haraway, Claudia Durastanti e Loredana Lipperini[2].

Donna Haraway è apparsa in video con un peluche di piovra che muoveva divertita suscitando un’ilarità benevola nell’osservatore. La filosofa non teneva il giocattolo perché era in preda alla demenza senile, ma per spiegare la sua filosofia che prende il nome di Chtulucene e che è trattata in Chtulucene. Sopravvivere su un pianeta infetto edito da Produzioni Nero.

Alla base di questa filosofia c’è la necessità di ripensare la società attraverso un pensiero tentacolare che ponga l’uomo ai margini e non al centro e che consiste nel vivere e morire in armonia con l’intra-specie (gli esseri umani) e la multi-specie (animali ed ecosistemi). La solidarietà e il prendersi cura degli altri esseri umani, degli animali e dell’ambiente sono alla base del pensiero di Donna Haraway, secondo la quale bisogna ridisegnare il concetto di identità e di famiglia come già espresso nel celebre Manifesto Cyborg. In questo libro si afferma che bisogna riappropriarsi del termine cyborg e della tecnologia per ripensare i generi e invita a generare parentele e non bambini. In tal modo si amplia il concetto di famiglia includendo non soltanto le coppie eterosessuali ma anche quelle omosessuali, transgender e chi semplicemente ha degli animali e delle piante di cui si prende cura. In tal senso potremmo considerare famiglia la coppia Raj-Cannella di Big Bang Theory, dal momento che il divertentissimo astrofisico si prende cura della cagnolina come se fosse sua figlia e a volte ha gesti di affetto nei suoi confronti come se fosse la sua ragazza Emily. A tal proposito esilarante è il modo con cui il personaggio si relaziona con l’animale domestico con affermazioni del tipo “Cannella, vieni da papino” o “Cannella, dove sei mia piccola costoletta d’agnello”.

Ho trovato molto piacevole il dialogo tra Valeria Parrella, Claudia Durastanti, Silvia Avallone e Teresa Ciabatti in cui ciascuna ha detto qual è la sua parola chiave del coronavirus e la prima ha espresso la voglia di ritornare in 3D e vedere le proprie amiche scrittrici al bar con un libro.

In conclusione la risposta del mondo delle lettere alla pandemia senza dubbio a mio parere non può essere quella di Dacia Maraini che, dopo aver definito il coronavirus come un fungo bello ma mortale, ha espresso l’impossibilità di fare letteratura perché si sperimenta lo strazio della prigione e la parola è solitudine.

La migliore risposta a livello narrativo è stata data dalla scrittrice per ragazzi Katherine Rundell che è stata promotrice e curatrice di un libro gratuito dal titolo The Book of Hopes: Words and Pictures to Comfort, Inspire and Enterntain Children in Lockdwon edito da Bloomsbury, che ha visto coinvolti più di 110 scrittori e illustratori, con lo scopo di confortare, inspirare e intrattenere i bambini attraverso racconti, poesie e saggi brevi di una lunghezza massima di 500 battute che facciano sperare in un mondo migliore, perché come afferma la curatrice bisogna essere possibilisti.

Gli autori dell’infanzia sono definiti da Katherine Rundell, che è anche autrice del racconto conclusivo The Young Bird-Catcher, come cacciatori professionisti di speranze ed è quello che si ritrova in questa raccolta in cui troviamo storie con bruchi che divorano la plastica, viaggi nello spazio, uccelli che insegnano agli esseri umani reclusi come stare nel mondo una volta usciti dalla pandemia e tanto altro.

Non sappiamo se dalla pandemia usciremo migliori o peggiori e nemmeno se impareremo qualcosa da questa emergenza sanitaria dal momento che come ci insegna il buon George Bernard Shaw “l’esperienza insegna che gli uomini dall’esperienza non hanno mai imparato nulla”, quel che è certo è che questa edizione virtuale del Salone del Libro ha ricevuto ampi consensi e l’organizzazione spera di riproporla in futuro affiancandola al Salone fisico che tutti noi amiamo.

Fate largo alla creatura anfibia.    

Roberto Cavallaro

 


[1] Una posizione simile è stata espressa anche dal romanziere spagnolo Javier Cercas.

[2] Ciò che è emerso dagli incontri del SalTo EXTRA è la necessità di ripensare la società costruendo un’identità globale (Jared Diamond) e avviando una cooperazione tra gli Stati per rispondere con soluzioni condivise non soltanto al problema della pandemia ma anche al riscaldamento climatico, all’erosione degli ecosistemi e alla diminuzione della biodiversità (David Quammen, Amitav Gosh, Federica Gasbarro di Friday for Future, Elisa Palassi ecc.); sconfiggere le diseguaglianze sociali ed economiche attraverso politiche di welfare, come ad esempio la redistribuzione del reddito, e la creazione di piattaforme digitali in grado di attuare una cooperazione proficua tra le istituzioni statali, società civile e territorio (Fabrizio Barca, Roberta Carlini, Joseph Stiglitz, Luciano Floridi); la ricostruzione di sistemi politici fragili quali le democrazie con una maggiore protezione delle libertà e dei diritti e la necessità di leader audaci e competenti che non operino secondo strategie novecentesche (Ezio Mauro, Massimo Giannini, Alessandro Baricco, Roberto Saviano); una maggiore alfabetizzazione digitale e la necessità di provvedimenti legislativi a livello mondiale a tutela della protezione dei dati che garantiscano trasparenza, responsabilizzazione delle persone e monetizzazione dei dati a favore degli utenti che hanno dato il proprio consenso e non delle multinazionali (Brittany Kaiser); e per finire l’importanza del femminismo intersezionale in grado di dare voce alle donne delle fasce più basse (Ésperance Ripanti).