Tra i maggiori scrittori siciliani del Novecento non si può non ricordare Leonardo Sciascia, di cui il 20 novembre si sono celebrati i trent’anni della morte.
Scrittore dal forte impegno civile Sciascia nelle sue opere ha denunciato il malaffare, la corruzione e la mentalità mafiosa nelle varie sfere della società. Nei suoi scritti si nota un amore incondizionato per l’arte e per la letteratura francese, di cui Voltaire e Stendhal sono senza dubbio le influenze principali e da cui ha saputo trarne insegnamento.
In particolare Sciascia ripercorre la strada di Voltaire con la sua scrittura colta, asciutta e ironica capace di cogliere le crepe della realtà del suo tempo. Questa sua capacità emerge nei suoi gialli senza soluzione in cui la forza allegorica della scrittura si manifesta pienamente e, mettendo a nudo la corrosività del potere e la crisi di valori della società, ne apprezziamo la qualità e l’attualità che è propria dei classici.
Uno dei romanzi di Sciascia che più di ogni altro riesce a cogliere la corruzione insita nella macchina politica è Todo Modo del 1974.
Il protagonista è un pittore famoso e anticlericale di quarant’anni che decide di andare all’albergo-eremo di Zafer per soddisfare la propria curiosità. Una curiosità che non andrà delusa, poiché l’albergo è gestito da un sacerdote colto e mondano di nome don Gaetano capace di sconcertare gli interlocutori con la sua erudizione e le sottigliezze dei suoi ragionamenti.
Don Gaetano darà l’assenso al pittore di pernottare in albergo ed assistere al ritiro spirituale che vedrà la partecipazione di eminenze ecclesiastiche, onorevoli, industriali e notabili di ogni sorta. Fin da subito al protagonista è chiaro come il ritiro sia una copertura per tessere, rafforzare o rovesciare le alleanze tra i gruppi di potere e don Gaetano ne è connivente.
Quando durante la recita del rosario avviene l’omicidio dell’ex senatore onorevole Michelozzi, tutti i presenti sono sospettati ad eccezione di don Gaetano, che stava conducendo la cerimonia, del pittore e del cuoco, che invece si trovavano ad osservarla da lontano senza prenderne parte. Le indagini vengono assunte dal procuratore Scalambri, ex compagno di scuola del pittore, che però non riesce a venire a capo del delitto e a sbrogliare la ragnatela del potere.
In seguito seguiranno altri due delitti che metteranno sempre più in luce la macchina della connivenza, corruzione e spartizione del potere tra politica, religione ed economia e si evincerà che quando la verità è sotto gli occhi di tutti alla fine nessuno la vede e chiunque, dai più sospettabili ai meno, è colpevole per un motivo o per un altro e finisce per perdere una parte di sé.
Roberto Cavallaro di Dedalus Libreria