Milkman di Anna Burns è un romanzo edito da Keller che narra la storia in prima persona di una ragazza di diciotto anni che non dichiara il suo vero nome, ma che si presenta al lettore come ragazza di mezzo, in una città turbolenta degli anni ’70 in cui si riconosce la Belfast dei Troubles.
Una città frammentata in tante identità in cui far parte di questo lato o dell’altro lato della strada fa la differenza e bisogna stare attenti a chi si frequenta, a chi si rivolge la parola e anche a ciò che si pensa e a come si agisce. Infatti se si fa parte di questo lato della strada si è contro lo Stato inglese e di religione cattolica, mentre dall’altro lato della strada sono unionisti e di confessione protestante. Pertanto i cattolici frequentano determinati negozi, pub, scuole, hanno una propria bandiera e perfino una birra di riferimento e allo steso modo i protestanti hanno i loro usi e costumi inconciliabili con quelli dei cattolici.
Se un cattolico viene trovato in possesso della bandiera dell’altra fazione sono guai seri che mettono a rischio la propria vita e quella della sua comunità.
È ciò che è successo a forse fidanzato, il compagno di ragazza di mezzo, quando si vede ricevere in omaggio da un donatore benestante, giunto nell’officina in cui lavora come meccanico, un sovralimentatore di una rarissima Blower Bentley. Il problema è che nella macchina c’era anche una bandiera dell’altro lato della strada e quando i vicini di forse fidanzato l’hanno scoperto per il compagno di ragazza di mezzo le cose hanno preso una brutta piega.
Infatti nel quartiere si aggira su un furgoncino bianco il lattaio, il milkman che dà il titolo al romanzo, che spia in continuazione ragazza di mezzo e sa tutto di lei: che le piace leggere romanzi del diciannovesimo secolo mentre cammina, che ama correre per tenersi in forma, che frequenta una scuola serale di mercoledì, che cammina con la testa di un gatto trovato nell’area-da-dieci-minuti dove c’era stata un’esplosione per dargli degna sepoltura e che frequenta forse fidanzato.
Per tutti ragazza di mezzo è un’inaccettabile – tranne per forse fidanzato ovviamente – perché ha dei comportamenti non conformi al proprio gruppo sociale – e di questo il lattaio ne è consapevole – e inoltre la gente del quartiere l’ha vista incontrarsi con il lattaio e si è sparsa voce che i due abbiano una relazione sentimentale.
Ragazza di mezzo si troverà così ad affrontare il pettegolezzo che si fa verità e l’ossessione del lattaio, che in realtà è un paramilitare, che con il passare del tempo diventa sempre più molesto e insistente nei suoi confronti. Riuscirà la protagonista ad uscire indenne dal caos sociale e a vivere liberamente e in maniera autentica la propria vita eludendo le etichette, i giudizi e le pressioni sociali?
Con Milkman la scrittrice nordirlandese Anna Burns si è aggiudicata il Man Booker Prize e il National Book Critics Circle Award nel 2018 con giudizi positivi da parte della critica che, per l’inventiva e l’originalità del suo romanzo, l’ha paragonata a Laurence Sterne, James Joyce e Samuel Beckett.
In Milkman si ha a mio parere la compresenza dell’empirismo del filosofo irlandese George Berkeley secondo cui la realtà esiste e viene percepita in base alle idee presenti nella mente di ciascun individuo e la teoria del fatto sociale del sociologo francese Émile Durkheim secondo cui il fatto sociale è qualsiasi modo di agire, di pensare e di sentire che esercita una costrizione sui comportamenti degli individui in quanto membri di un gruppo sociale.
Sono due correnti di pensiero antitetiche perché una afferma che non esiste nulla al di fuori della mente e l’altra che esistano delle rappresentazioni psichico collettive coercitive esterne all’individuo.
La realtà di cui noi leggiamo nel romanzo è quella presente nella mente di ragazza di mezzo e pertanto ogni personaggio, ogni quartiere e perfino le cose sono descritte in base alle idee presenti nella protagonista. Ogni personaggio è descritto in base al ruolo che ha nella vita della voce narrante e non viceversa. Inoltre di essi non sappiamo il nome, perché per la protagonista non ha importanza un dettaglio del genere in una società spersonalizzata. D’altra parte però ragazza di mezzo risente del potere coercitivo dei modi di pensare, di agire e di sentire del quartiere in cui vive. La maldicenza condivisa dalla gente del quartiere, famiglia inclusa, che lei abbia una relazione con il lattaio mina fortemente la sua libertà e teme che ogni suo comportamento “inaccettabile” possa nuocerle.
Il romanzo infine si caratterizza per una scrittura densa e profonda capace di descrivere con egregia una società spersonalizzante contrassegnata dal terrorismo e dalle molestie sessuali in cui è difficile essere se stessi se non si è omologati al gruppo sociale. In ciò però non c’è disfattismo. Anzi tutt’atro, poiché attraverso il personaggio ben riuscito di ragazza di mezzo l’autrice rivendica la necessità della libertà di pensiero in un mondo in cui predomina l’ideologia del “noi-contro-loro”.
In conclusione Milkman è un libro consigliato a tutti i lettori che desiderano leggere un romanzo originale con una bella storia che faccia riflettere.
Roberto Cavallaro di Dedalus Libreria