Il mediterraneo in barca - Georges Simenon

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Con Il Mediterraneo in barca Adelphi inaugura la pubblicazione dei reportage di Georges Simenon, l’autore di Maigret, aggiungendo così un altro tassello alla pubblicazione dell’opera omnia dello scrittore belga di cui quest’anno ricorre il trentesimo anniversario della scomparsa.

Gli articoli che compongono l’opera sono apparsi inizialmente sul settimanale Marianne fra il giugno e il settembre 1934 e sono arricchiti da un set di foto scattate dallo stesso Simenon durante il viaggio, che rivelano un interesse e un talento per la fotografia tutt’altro che secondari.

Ciò che rende singolare questa raccolta di reportage è che si evince come Simenon abbia scritto gli articoli più per sé che per il settimanale sopramenzionato, più per soddisfare la propria curiosità per avere materiale da sfruttare per i suoi romanzi che per un’attitudine vera e propria da inviato speciale.

In questo modo lo scrittore fa ciò che gli riesce meglio, vale a dire raccontare storie. L’avventura di Simenon prende il largo il 23 maggio 1934 da Porquerolles, l’isola più grande dell’arcipelago di Hyères in Provenza, a bordo di una goletta italiana che farà tappa in varie città portuali tra cui Genova, Messina, Siracusa, la Valletta, Tunisi e Barcellona.

Molto interessante è la tappa a Messina in cui, non appena ha saputo che si possono mangiare “i gelati più buoni del mondo”, non si fa pregare due volte per attraccare. L’autore e la sua ciurma faranno una scorpacciata di gelati che li porterà ad avere mal di pancia per tutta la notte e il giorno dopo la sola vista di una pasticceria o “di gente che mangia il gelato ai tavolini di un caffè” gli darà la nausea.

Lo Stretto di Messina susciterà delle emozioni intense in Simenon tanto da definirlo come “una porta del mondo e della Storia […] il confine tra due mondi”. L’autore inoltre dichiara come fino a Messina ci si senta a casa, poiché tutto ha lo stesso significato e lo stesso valore del continente, mentre dopo lo Stretto “a dispetto della Grecia, è già un’altra cosa, è il Mediterraneo avanti Cristo, è l’Oriente, i popoli in marcia, le razze in pieno fermento”. Con un’inconsapevole capacità profetica lo scrittore belga infine immagina un africano che attraversa questo crocevia da cui la “cultura è arrivata in Occidente” per poi dire in futuro ai figli che è passato dallo Stretto.

In un certo senso sembra che Simenon provi più affetto e rispetto verso Messina di quanto ne provino gli stessi messinesi.

Le parole più dure semmai si hanno verso i maltesi perché accettano la colonizzazione inglese di cui ne evidenzia non solo la crudeltà ma anche l’ipocrisia incarnata dai music hall, dai policemen dalla divisa color cachi, dal bridge, dai campi di golf, dal cibo in scatola del Nord e in pratica da tutto ciò che non appartiene veramente al Mediterraneo. Di un umorismo pirandelliano è ricco invece l’articolo dedicato a Tunisi in cui l’autore mette in evidenza il carattere capriccioso del bey e la differenza tra i quartieri arabi e quelli occidentali, soprattutto in fatto di prostituzione.

Una delle pagine più belle è senza dubbio quella dedicata a Cavo, un villaggio di mare in provincia di Livorno, a cui appartengono i marinai. In quei giorni Simenon si è visto la goletta invasa da una moltitudine di cugini dei marinai, in particolare quelli del fedelissimo Angelino, che spontaneamente si sono messi a fare piccoli lavoretti nell’imbarcazione e ad allietare le giornate con un po’ di musica in cambio soltanto della possibilità di condividere i pasti con i loro parenti. Quest’affetto genuino colpì profondamente lo scrittore e gli fece comprendere l’importanza della fraternità.

In conclusione Simenon riesce a far capire ai lettori – anche a noi che abitiamo il Mare Nostrum – la bellezza del Mediterraneo con il suo calderone di storie in cui si intrecciano storia, natura e cultura e che costituiscono il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro.


Roberto Cavallaro