Martino è un bambino appassionato di ciclismo, passione che ha ereditato dal nonno fan accanito di Gino Bartali. Con lui e il signor Romolo, proprietario di un negozio di biciclette, Martino va sull’Abetone a vedere dal vivo la tappa del Giro d’Italia del 1940. Tutti i tifosi sono in visibilio per Gino Bartali, ma al gran premio della montagna il giovane gregario Fausto Coppi di Castellania si mette in luce e conquista il cuore di Martino. Coppi vincerà la tappa ed indosserà la maglia rossa che porterà fino alla tappa finale di Milano. Il giovane protagonista non ci vede dalla gioia e gironzola per le strade in sella alla sua bicicletta Gloria per festeggiare il ciclista che entrerà nella storia come il Campionissimo.
Tuttavia c’è ben poco da festeggiare. L’indomani, il 10 giugno 1940, l’Italia entra in guerra e le gioie dello sport vengono accantonate rapidamente: ma non solo quelle. Anche le lezioni scolastiche vengono interrotte e nel 1944, dopo che la città in cui abita viene bombardata dagli inglesi, Martino e la sua famiglia sono costretti a lasciare casa per traferirsi in un paese di campagna toscano dove vive lo zio Orazio, il fratello rude e anticlericale del nonno.
Nel villaggio toscano Martino fatica ad ambientarsi. I ragazzi del paese guidati da una ragazzina impertinente l’hanno preso di mira e non fanno altro che rubargli la bicicletta tra una monelleria e l’altra. Orazio sembra capire quei ragazzi di campagna che non hanno le stesse opportunità di quelli di città, ma Martino non riesce a capacitarsi di come lo zio la possa pensare in questi termini. Uno zio misterioso che la notte lo sente parlare con i briganti (i partigiani in realtà) che gli ricordano la canzone Caramba con quei “dodici briganti al chiaror di una lanterna”.
Per non parlare poi della mamma che lo rimbrotta per essersi portato appresso quel dannato veicolo a due ruote e mettersi sempre nei guai. Soltanto il nonno, ex promessa del ciclismo, sembra capirlo e spronarlo a portare avanti la sua passione. Martino non può tollerare che la guerra gli abbia tolto il Giro d’Italia – che non si terrà dal 1941 al 1945 – e teme che il suo mito Fausto Coppi, partito per la campagna d’Africa, possa non tornare vivo dal fronte bellico. Allora, ricorrendo all’immaginazione galoppante che lo contraddistingue, Martino crea il suo personale Giro d’Italia del 1944 con partenza da Marsala e arrivo a Milano. Sarà un giro entusiasmante in cui Fausto Coppi, Gino Bartali, Sylvère Maes e tanti altri dovranno dimostrare tutto il loro valore. Ce la farà Coppi a vincere il Giro d’Italia? Ma soprattutto Martino riuscirà a sfuggire ai drammi della guerra rimanendo a riparo nella bambagia della sua incontenibile passione per il ciclismo?
Il giro del ’44 di Nicola Cinquetti è un romanzo per ragazzi edito da Bompiani che, a mio parere, celebra al meglio la passione che lega gli italiani al ciclismo e, sotto il punto di vista di un ragazzino, ricorda con candore la figura di Fausto Coppi a cui quest’anno è dedicato il 102esimo Giro d’Italia. Un romanzo pieno di dolcezza e sensibilità in cui l’epica del ciclismo si intreccia con i sogni e l’immaginazione di un ragazzino che, citando i migliori romanzi d’avventura e per ragazzi, sogna di seguire le orme del suo campione. D’altronde chi non ha mai sognato di tenere stretta a sé la propria passione – la biciletta nel caso di Martino – così come Sandokan tiene a sé la Perla di Labuan?
Roberto Cavallaro