Lo Stretto di Messina rappresenta per i messinesi una vera e propria identità ed è un Ecosistema unico al mondo. Le sue acque sono popolate da una straordinaria varietà di organismi animali e vegetali che costituiscono un eccezionale patrimonio naturale. Inoltre, in quest'area si verificano peculiari fenomeni naturali che nel corso dei secoli hanno alimentato fantasiosi miti e leggende come “Scilla e Cariddi”, “La Fata Morgana” e “Colapesce”, che si intrecciano con le antichissime tradizioni popolari e che ancora oggi destano fascino e curiosità.
Le sue grandi profondità, che hanno alimentato arcani misteri, sono popolate da organismi “abissali” tra cui numerose specie di pesci armati di denti aguzzi e sul cui corpo si trovano particolari organi luminosi chiamati fotofori, in grado di emettere luce. Per il loro aspetto poco rassicurante e spesso orripilante, i pescatori gli hanno attribuito la denominazione dialettale di “Pisci diavuli” in quanto credevano che provenissero da misteriose zone delle grandi profondità. E' grazie al peculiare fenomeno dello spiaggiamento che questi pesci, a causa delle forti correnti presenti nello Stretto di Messina, vengono trasportati in superficie dalle profondità ed in particolari condizioni meteo marine legate alla stagionalità ,al vento, al moto ondoso ed alle fasi lunari, finiscono spiaggiati sul litorale.
Lo stretto di Messina già nel lontano 1844 fu definito “Paradiso degli Zoologi” dal Prof. A.Krohn, illustre naturalista tedesco durante la sua prima visita nella nostra città e riveste una particolare importanza dal punto di vista scientifico tanto da destare, già da alcuni secoli, l'interesse da parte di valenti scienziati impegnati in importanti progetti di ricerca. Già nel 1829 il Prof. Anastasio Cocco, Medico, Farmacologo ed Ittiologo messinese aveva intrapreso importanti studi su alcune specie abissali e sui loro organi luminosi.
Particolarmente interessante è anche la geologia dello Stretto di Messina ed in particolare la formazione rocciosa costituita dal conglomerato che affiora sul litorale di Ganzirri e Torre Faro, conosciuta dai messinesi come “Mammurini o Mulari” da cui si estraevano le macine utilizzate nei mulini e nei frantoi. Prossimamente tratterò in modo particolareggiato, non solo alcuni esemplari di flora e fauna, ma anche fenomeni meteorologici e fisici, con l'intento di divulgare e far conoscere meglio gli aspetti più salienti e peculiari del nostro meraviglioso e mitico Stretto di Messina.
Ignazio Rao