La primavera dei popoli - Roberto Sciarrone

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La “Primavera dei popoli e la rivoluzione siciliana del 1848”, questo il titolo del nuovo libro di Roberto Sciarrone per i tipi di Edas Editore. L’autore, ricercatore in storia dell’Europa orientale presso l’Università di Roma “La Sapienza”, porta a termine un lavoro di ricerca d’archivio corposo e ricco di materiale inedito su uno degli eventi risorgimentali di spicco che interessarono l’Europa e, in particolar modo, la Sicilia.

Il 1848 fu per l’Europa un anno di “rivoluzioni”. La contemporaneità di questi moti li fece apparire - già all’epoca - come movimenti diversi di un unico, grande, processo rivoluzionario. In realtà le rivoluzioni ebbero svolgimenti e obiettivi diversi ma furono tutte accomunate dalla forte aspirazione al cambiamento e, di fatto, segnarono la fine della strategia politica concepita a Vienna nel 1815. I moti del 1848 segnarono uno dei momenti più importanti del processo risorgimentale italiano, le varie anime della rivoluzione si saldarono alla battaglia patriottica per ottenere l’indipendenza e l’unità del Paese. L’anno delle grandi rivoluzioni prese avvio a Palermo, in Sicilia, l’isola viveva da decenni una condizione di profonda insoddisfazione sociale e politica dettata dal malgoverno borbonico e dalla perdita dello status di Regno, deciso al Congresso di Vienna. L’insurrezione siciliana portò i Borboni a concedere una Costituzione all’isola e successivamente a proclamarne l’indipendenza, tenuta fino a maggio del 1849. La scelta politica borbonica fu seguita da Carlo Alberto di Savoia, papa Pio IX e da Leopoldo II. La rivoluzione siciliana - scoppiata il 12 gennaio del 1848 - fu l’ultima di quattro grandi rivolte che ebbero luogo in Sicilia tra il 1800 e il 1849 contro i Borbone di Napoli. Messina e Palermo furono le città più coinvolte, luogo di feroci combattimenti, l’assedio della città dello Stretto durò circa nove mesi attraverso un interminabile sequenza di azioni militari e scontri di diversa portata fino all’episodio clou dell’intera rivoluzione che si concluse con un bombardamento indiscriminato e prolungato su Messina che susciterà stupore nell’opinione pubblica europea e statunitense.

L’autore, già studioso dei sistemi politici internazionali tra XIX e XX secolo, riesce quindi a marcare le differenze di carattere storico, politico e sociale nel corso del segmento rivoluzionario che coinvolse la Sicilia e la città di Messina. Ad arricchire la ricerca inediti documenti d’archivio portati alla luce dal lavoro di ricerca costante dell’autore. Infine, non mancano riferimenti e analisi comparative circa l’attualità europea, i problemi sempre maggiori e le sfide che l’Unione deve affrontare nel corso dei prossimi decenni. Oggi, a quasi centosessant’anni dagli eventi del 1848, problemi analoghi stringono l’Unione Europea tra paesi in aperto contrasto con le politiche di Bruxelles e altri desiderosi di fare il loro ingresso nel sistema comunitario.È come se l’Europa fosse tornata indietro nel tempo. Tra la fine del medioevo e gli inizi dell’epoca moderna quando la carta geografica del continente era formata da numerosi imperi, regni stati e confederazioni: l’immagine di un mondo totalmente frammentato, una condizione cui sembra volgere l’Europa contemporanea.

L’Europa quindi potrà sopravvivere a se stessa solo se riuscirà a comprendere come legittimarsi nei confronti delle variegate realtà che la compongono, del resto le difese geografiche che hanno protetto il continente nel dopoguerra sono ormai friabili. Il grande storico francese Fernand Braudel in La Méditerranée et le Monde Méditerranéen a l’époque de Philippe II scrisse nel 1949 che il confine meridionale dell’Europa era il Sahara, non il Mar Mediterraneo. Sessant’anni dopo quelle parole illuminate osserviamo affluire un fiume di migranti proprio dal Nord Africa verso l’Europa propriamente detta.Forse, la mappa del continente europeo di oggi è più simile a quella dell’epoca moderna, se non proprio nei confini almeno negli atteggiamenti politici e nelle alleanze. Può l’Unione Europea sperare quindi di raccogliere l’eredità multiculturale “positiva” degli imperi che per secoli dominarono l’Europa centrale e orientale ospitando i più svariati interessi e minoranze? È la domanda finale a cui cerca di rispondere l’autore del libro.

Domenico Maria Ardizzone, già caporedattore Radio Rai

 

Roberto Sciarrone è assegnista di ricerca in Storia dell’Europa orientale presso il Dipartimento di Storia Culture Religioni dell’Università di Roma La Sapienza, ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia d’Europa nel 2013. Si occupa di politica estera italiana dall’Unità alla Seconda guerra mondiale, ha pubblicato numerosi saggi su riviste scientifiche nazionali e internazionali. Tra le monografie: Strategie militari franco-tedesche a confronto (1905-1913), Nuova Cultura, Roma, 2013; La Repubblica di Weimar nei documenti del Servizio Informazioni Militare, Nuova Cultura, Roma, 2013; L’Italia nella Triplice Alleanza. Politica e sistema militare, Aracne Editrice, Roma, 2014; I Bulgari e la Bulgaria in Europa, Aracne Editrice, Roma, 2014; L’Impero ottomano e la Grande Guerra, Il carteggio dell’addetto militare italiano a Costantinopoli (1914-1915), Nuova Cultura, Roma, 2015. Collabora con l’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (AUSSME), è inoltre membro dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, della Società Italiana di Storia Militare (SISM) e della Società Messinese di Storia Patria. Collabora con Scienze e Ricerche, Rivista Militare, Il Nodo di Gordio, Geopolitica.info, Paese Italia Press e America Oggi.